Regia di Neill Blomkamp vedi scheda film
Neill Blomkamp rimane affezionato alle sue tematiche : lo sfacelo della società , il diverso ( qui pecora nera ...) ,l'uso dell'alta tecnologia per correggere ( forse ) il tiro.
In questo caso il suo lavoro è un vero e proprio calderone pieno zeppo di riferimenti ad altri film , cosa non del tutto evitabile , ma sicuramente eccessiva se , come succede in Humandroid, non si aggiunge nulla di nuovo.
Negli ultimi anni , chi più chi meno, chiunque abbia voluto cimentarsi con storie di robot ha attinto a piene mani a film come Blade Runner , Robocop, Terminator e via discorrendo, senza peraltro aggiungere grandi innovazioni ( fatta eccezione per elementi strettamente tecnologici) , e già questo la dice lunga sulla scarsa immaginazione o meglio, sulla più facile soluzione di sfruttare la cara vecchia gallina dalle uova d'oro.
L'unica cosa che a questo punto potrebbe fare la differenza è lo sviluppo della storia ed in questo caso Blomkamp rimane sicuramente fermo al palo.
Già con Elysium non aveva fatto grandi progressi rispetto all'interessante District 9 , impostando una storia di lotta di classe intrigante ma portata a termine frettolosamente, ora con Humandroid fa decisamente un passo indietro sul piano tecnico e scenografico , non portando nulla di nuovo anzi addirittura ricalcando un certo cinema baraccone senza peraltro raggiungere livelli interessanti nemmeno per uno spettatore di facili pretese e così cerca di rimediare proponendo una storiella facile facile , la favola di un moderno pinocchio, accattivante e simpatico quel tanto da distrarre il pubblico e trascinarlo nella sicura strada del sentimentalismo ( sfido chiunque a non simpatizzare con Chappie ed il suo creatore....) senza lesinare su frasi fatte e stereotipi ,ed anche in questo caso , una seconda parte tirata via veloce veloce pur di arrivare alla più che lieta fine.
Proprio sul finale vedo un altro punto di raccordo, forse il più significativo,con Elysium e magari un accenno a Trascendence , ovvero la ricerca dell'immortalità ; infatti se in Elysium oltre i conflitti sociali alla fine c'è quella corsa disperata verso la " macchina riparatrice ", qui Chappie dà il via ad un ipotetico mondo di immortali, una immortalità con cui si dovrà fare i conti , prima o poi, non tanto per un poco romantico ma pratico problema di spazio, quanto per la probabile perdita di fascino della vita stessa , con il suo inizio e la sua fine, ed al centro di essa tutti quei ricordi e quelle esperienze che tanto ci preme non perdere .
Ecco, su questo discorso Blomkamp si ferma anche questa volta ad un passo dalla fine , anzi , in questo caso pare proprio lasciare una porta aperta ad un seguito , solo che , visto il lavoro fatto fin qui, fa presagire un semplice lavoro di marketing .
Normalmente alla fine di un commento al film servirebbero almeno due parole sugli interpreti ma sinceramente anche a distanza di così poche ore dalla visione mi vien da dire solo che c'erano tante macchine con attorno alcuni uomini che cercavano di fare il proprio lavoro.
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