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L'australiano

Regia di Jerzy Skolimowski vedi scheda film

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La recensione su L'australiano

di maso
10 stelle

Un Alan Bates stratosferico è il protagonista memorabile di questa storia di magia nera, pazzia e suoni in libertà tra cui spicca l'urlo terrifico che lo stregone vagabondo, interpretato dal formidabile e compianto attore britannico, emetterà nella scena rivelatrice che per costruzione, luce e suggestione rappresenta un vero e proprio gioiello incastonato in un anello d'oro a 24 carati che è il film nella sua interezza.
Skolimowski ha avuto la mano felicissima nell'adattare il romanzo di Robert Graves "The Shout": senza tradire la freschezza e la vivacità del suo cinema è riuscito a raccontare la storia da più punti di vista e cioè quello di Susannah York che è l'oggetto del desiderio e della stregoneria, quello di John Hurt che è il marito annoiato legato alla conoscenza dei suoni convenzionali ed inutili del suo organo come di quelli prodotti dagli esperimenti nel suo studio casalingo, quello di Tim Curry che è il nostro collegamento con la vicenda se non il nostro alter-ego all'interno del film, poichè egli come noi giunge sul luogo di svolgimento della storia quando essa è già avvenuta ma come scopriremo in seguito non è per niente conclusa, ed ovviamente quello di Crossley/Bates che la racconta a Curry mentre è intento a segnare il punteggio di una straniante e surreale partita di Cricket che si gioca fra i pazienti ed i dottori dell'istituto per malattie mentali dove è rinchiuso.         
La musica inquietante composta ed eseguita dal tastierista dei Genesis Tony Banks ci conduce fra le dune del Dorset, nel piccolo paesino di campagna, nel casolare appartato, in tutti i luoghi dove si aggira la figura sinistra di Crossley che ha più di un mistero racchiuso nella sua folle ma anche geniale personalità:
il suo agire, le sua arte magica o anche solo la convinzione nell’affermare l’esistenza della stregoneria sono degli elementi che fanno presa sui personaggi che lo circondano, ma soprattutto su di noi che lo osserviamo muoversi come uno sciamano che non ha più una tribù per la quale esorcizzare i demoni della natura selvaggia, ma solo il suo presente senza futuro dominato da leggi esoteriche e riti magici che lo rendono agli occhi del suo dottore, interpretato da Robert Stephens, un pazzo da rinchiudere ma anche un caso unico da curare e analizzare; non posso far altro che ritornare a spron battuto sulla prova attoriale di Alan Bates, un interprete di una classe sopraffina che mi manca da morire: in questo film sprigiona tutto il suo istrionismo e Skolimowski è stato impeccabile nell’immagazzinare attraverso i molti primi piani i suoi ghigni demoniaci, le sue epressioni folli, il suo sguardo penetrante ed inibitorio che rendono il personaggio di Charles Crossley il più bello e singolare dei tanti interpretati da questo attore inimitabile che ha lavorato nella sua carriera con tutti i maestri del free-cinema che hanno attraversato il periodo d’oro della settima arte targata union-jack. 
Non lasciatevi sfuggire questa meraviglia firmata dal geniale Jerzy Skolimowski, che concorre fortemente per essere il suo miglior film, e tenete d’occhio la primissima sequenza con la sempre brava e bella Susannah York: potrà sembrarvi incomprensibile al primo impatto, ma vi apparirà chiara e trasparente come un vetro di Murano alla fine del film.       

Dedicato con tutto il mio cuore ad Alan Bates
     

Su Jerzy Skolimowski

I colpi di genio di Skolimowski sono innumerevoli in questo film.
Regia ultramegaok.

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