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Arance e martello

Regia di Diego Bianchi vedi scheda film

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La recensione su Arance e martello

di champagne1
7 stelle

"Cosa c'e' di piu democristiano e riformista di un parcheggio sotterraneo?"

 

Nella canicola agostana del 2011 il Sindaco di Roma decide di chiudere uno storico mercato di quartiere a San Giovanni.

La rabbia dei commercianti, delusa anche dal partito politico di opposizione a cui si rivolgono per ricevere un aiuto, trova uno sbocco disperato che rompe la consueta tranquillità della afosa giornata estiva...

Non c'è dubbio: "Arance e Martello" è un film politico e di parte. Ma questa è solo una delle letture che vi possono essere date.

Da un lato la satira caustica sulla vita pubblica romana, con tanto di usi di nomi e cognomi (spesso modificati ma di chiara interpretazione da parte di chi conosce le vicende politiche di Roma e dell'Italia contemporanea.

 

Dall'altra però - e qui ne sottolineo la seconda lettura - c'è quel sapore Gregorettiano con cui si illustra con amarezza e sarcasmo il desolante ritratto della società attuale composto da qualunquismo, menefreghismo, caduta a picco degli ideali (salvo quando non se ne può trarre un beneficio personale).

In un turbine che non risparmia nessuno (arriva fuoco amico persino su se stesso, nell'autoritratto di "un militante che non milita", di un intellettuale di sinistra duro e puro che però sbava per i premi giornalistici, che lo possono rendere una star dei media) si arriva a scrivere un'opera grottesca che ci parla della caducità dei sogni individuali e collettivi nello scorrere della nostra esistenza e della difficoltà di comunicazione non tanto per la evoluzione multiculturale già in atto, ma soprattutto per la incapacità di empatizzare, rimanendo ognuno chiuso nel proprio recinto di sicurezza.

 

Tra gli aneddoti curiosi su questo film, c'è che è stato selezionato per il più grosso Festival cinematogtafico d'Asia in Corea del Sud (ottenendo fra l'altro anche un riconoscimento), ragion per cui Diego Bianchi racconta che era curioso di vedere in quale punto dell'opera il pubblico si sarebbe messo a ridere. E la risposta è che i Coreani ebbero per esempio una esplosione di ilarita' al momento della partita a biliardino. Chissà quale archetipo della comicità asiatica deve essere stato evocato...

 

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