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Selma - La strada per la libertà

Regia di Ava DuVernay vedi scheda film

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La recensione su Selma - La strada per la libertà

di Storiedicinema
7 stelle

Un Martin Luther King non necessariamente buono quello mostrato dalla regista Ava DuVernay nel suo Selma - La strada della Libertà (candidato a miglior film ai prossimi oscar). 
Predica la non violenza, credo assoluto del personaggio storico, ma è consapevole che per ottenere i diritti umani per cui lotta è necessario mandare la sua gente incontro alla morte. E l'ideale di resistenza pacifica viene usato per scatenare la violenza delle istituzioni, ottenere la ribalta dei giornali e sconvolgere i popoli. King prende le distanze da Malcom X. I due lottano per gli stessi diritti, ma seguono strade diverse, almeno all’apparenza. Malcom X è pronto alla guerra, crede che la libertà debba essere raggiunta con ogni mezzo. King vuole la lotta pacifica, vero, ma la sua battaglia basata su principi di non violenza è obbligata a contemplare il sacrificio umano. E lo stesso King è fermamente convinto che una vita non spesa per lottare per propri ideali non vale la pena di essere vissuta.

Il film si concentra sulle sue battaglie a Selma. Il preambolo sottolinea che la legge consente al popolo nero di votare, ma che all'atto pratico questo diritto non è da loro esercitabile, in quanto costantemente respinti al momento di registrarsi. 
Cosi l’SCLC, gruppo di attivisti afroamericani guidati da premio Nobel Martin Luther King, indice la marcia di 80 km da Selma a Montgomery per chiedere una riforma di legge ed ottenere un vero diritto al voto. 
Una Marcia prima decisa e violentemente fermata (7 marzo 1965, data tristemente nota come “Bloody Sunday”), poi riproposta e divenuta simbolo delle lotte del popolo nero (21-25 marzo).

Coinvolgente e affascinante il ritratto di King. La regista ce lo mostra incerto e senza controllo sia nei rapporti quotidiani che nell'ambito familiare, a tratti perfino "debole". E poi trasformarsi in leone davanti al pubblico, nel momento di fomentare il suo popolo, quando serve trasmettere il proprio credo, quello per cui stai sacrificando la tua intera esistenza.
La DuVernay pone un deciso distacco tra l'uomo e il personaggio "Siamo portati a pensare a King come ad una statua, un discorso o una vacanza, ma lui era un uomo, un uomo che aveva relazioni complicate, che era molto umano; un uomo che è morto all’età di 39 anni combattendo per la libertà di cui tutti noi oggi beneficiamo". 
Crudo, fortemente “caricato” e indubbiamente efficace per la riuscita del film il George Wallace di Tim Roth, capace di trasmette tutto l’odio del personaggio contro la desegregazione. 

"Sono schifosi, delinquenti e crudeli. Sono così ignoranti da essere presi sul serio".

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