Regia di Barry Levinson vedi scheda film
Dall'omonimo romanzo di Philip Roth, un trattato sul significato ultimo della professione di attore portato avanti da Levinson in maniera troppo confusa, intervallata per di più da scenette grottesche che lasciano il tempo che trovano. Salva la baracca un Al Pacino assolutamente monumentale.
Presentato fuori concorso al Festival di Venezia di due anni or sono, “The Humbling” è in pratica un trattato sul significato ultimo della professione di attore. Tratto dall'omonimo romanzo di Philip Roth e sceneggiato da Buck Henry (sì, proprio quello de “Il laureato”, anno 1967, ma praticamente inattivo da ormai due decadi!) è impostato come un'unica, lunga sessione psichiatrica intervallata da scene della vita del protagonista. O meglio: scene vissute, o solo immaginate, o vissute ma non esattamente nel modo in cui la mente ormai selettiva dell'attore le sta rivivendo. Il concetto è chiaro: far entrare lo spettatore nel mondo dell'attore, dove non sempre è possibile scindere realtà da finzione scenica. Il problema è che tale, chiamiamola così 'confusione' dovrebbe appartenere solo al personaggio, mentre allo spettatore dovrebbe -prima o poi- risultare possibile scindere le due cose. E questo in “The Humbling” non avviene. Il secondo problema sono quei personaggi grotteschi inseriti nel tentativo di alleggerire il tono dell'opera, ma che si risolvono troppo spesso in macchiette che lasciano il tempo che trovano e che inoltre causano ben poco humour, visto che Levinson e Buck Henry non sono i fratelli Coen, e non è da tutti riuscire a far prender vita a personaggi del genere trasformandoli in fragorose risate. Belle invece le musiche di Marcelo Zarvos e -unica vera ragione per guardare il film- maestosa l'interpretazione di Al Pacino, mattatore assoluto che ruba qui la scena a tutto e a tutti e che trasforma un film mediocre in un film quanto meno palatabile. Per Barry Levinson, regista che negli anni '80 e '90 inanellava successi di critica e di pubblico (“Rain Man”, “Good Morning Vietnam”, “Sleepers”, ecc.) continua il declino che appare ormai inarrestabile, con flop a catena, cosa che poi -di riflesso- lo costringe a lavorare con budget sempre più risicati (appena 2 milioni, ad esempio, per questo “The Humbling”).
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