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Regression

Regia di Alejandro Amenábar vedi scheda film

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La recensione su Regression

di giurista81
6 stelle

 

Parli del diavolo e spuntano le corna”, dice un vecchio proverbio ed è quello che succede in questo film dove il diavolo non c'è, ma tutti credono di vederlo. Alejandro Amenàbar, di cui si ricorda l'ottimo The Others, scrive, dirige e produce un thriller dotato di notevoli momenti horror (esaltati da scenografie campagnole e da un'eccellente fotografia notturna) che promette di decollare in continuazione salvo afflosciarsi in un epilogo che strizza l'occhiolino a film come Schegge di Paura e, alla fine della fiera, svela agli spettatori di esser stati vittima, così come i protagonisti, di una serie di suggestioni e suggerimenti allusivi. Il diavolo non esiste e l'ipnosi regressiva è una pratica che porta le menti a fantasticare (anziché rivivere quanto volontariamente rimosso). Amenàbar non concede deroghe a questa impostazione, ben rappresentata dal personaggio interpretato da Ethan Hawke (valore aggiunto) e realizza un prodotto anti-religioso (nel senso di opposto all'atteggiamento fideistico e soprannaturale). Ne viene fuori una sorta di film di denuncia che demonizza non solo la religione (colpevole di plagiare le menti deboli), ma anche un certo tipo di psicologia (che alimenta ipotesi di sospetto facendo diventare un'ipotesi un fatto conclamato). Presenti omaggi a L'Esorcista (i volti degli adepti spalmati di bianco), Rosemary's Baby (la congrega che circonda il lettino di una giovane abusata) e a una narrativa (penso a Dennis Wheatley e a The Devil Rides Out) legata alle sedute sataniche che implicano accoltellamenti di infanti, atti cannibalici e fornicazioni. Tra i momenti clou ce ne sono almeno due: l'incubo di Hawke che si vede cavalcato da una giovane (la brava Emma Watson) che si trasforma in decadente strega, e la sequenza (puramente horror) in cui la nonna della giovane si getta dalla finestra pensando di esser accerchiata dal demonio (rappresentato da un gatto nero gigante che sguaina unghie e soffia in primissimo piano). Un film dunque ben girato e ottimamente confezionato, che riesce ad angosciare e creare tensione, salvo chiudersi in un anti-horror che risponde a un'impostazione atea, pragmatica e materialista. Alti e bassi. Comunque da vedere, a dimostrazione di una produzione, la spagnola, da un ventennio tra gli apici nel campo degli horror europei.

 

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