Espandi menu
cerca
Youth - La giovinezza

Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film

Recensioni

L'autore

kaosentus

kaosentus

Iscritto dal 1 luglio 2014 Vai al suo profilo
  • Seguaci 21
  • Post -
  • Recensioni 20
  • Playlist 1
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Youth - La giovinezza

di kaosentus
5 stelle

 

È davvero singolare come un film decisamente più "piccolo" (lo stesso Sorrentino lo ha giustamente definito così) come questo Youth possa, almeno per il sottoscritto, risultare più indecifrabile e di difficile valutazione rispetto a quel film fastoso e magnificente che lo ha preceduto, ovvero La Grande Bellezza, su cui pure si è - anche troppo - a lungo dibattuto senza tuttavia riuscire ad arrivare ad un'interpretazione non dico unanime, ma quantomeno prevalente. È singolare perchè, diversamente dalla pellicola precedente, qui il regista napoletano ha davvero cercato di misurarsi: non concordo assolutamente con coloro che criticano il film per un'esagerata ricerca della forma. In questo ambito anzi Sorrentino è forse persino migliorato rispetto al passato; non abusa del dolly, dosa il piano-sequenza, non pecca di cgi, è in generale più statico nel muovere la mdp. Dal punto di vista formale ritengo Sorrentino ormai un maestro, sa sempre cosa fare e come lo deve fare; impossibile negargli la straordinaria capacità di messa in scena, capacità che aveva dimostrato già ai tempi de L'uomo in più e che ha affinato negli anni, anche grazie alla sublime fotografia di Luca Bigazzi (e per me, che per quanto riguarda il cinema mi considero un esteta, quando un film presenta una lunga serie di immagini mozzafiato e originali invenzioni visive ha già un considerevole valore di visione). È probabilmente nella sceneggiatura il difetto del film. Non perchè sia banale la storia, non perchè effettivamente non ci sia una storia, come qualche nostalgico di Vittorio De Sica ha provato a dire. Di film capolavori con un soggetto scarno lungo al massimo due righe ce ne sono a decine; di film il cui finale lo si prevede mezz'ora dopo l'inizio del film ne è pieno il mondo, e molti di loro non sono brutti film, anzi. I problemi della sceneggiatura sorrentiniana (scritta, come pare in due settimane - e personalmente non la ritengo una cosa del tutto positiva) sono l'eccessiva retorica di alcuni dialoghi e l'eccessiva superficialità di alcune sentenze (che poi dovrebbero essere quelle chiave per interpretare il film) unite ad una frammentazione delle scene che a tratti ricorda - ma non riesce ad emulare, come invece aveva fatto nella sequenza iniziale de La Grande Bellezza - l'ultimo Malick (regista di cui secondo me Sorrentino ha grande considerazione), ma che dà poco ritmo alla narrazione. Un montaggio dunque non azzeccatissimo che dà quasi la senzazione di episodico, non di consequenziale. Il regista però continua senza dubbio il suo personalissimo melting pot tra l'alto e il basso, il sacro e il profano, il solenne e il frivolo: lo si constata non solo nelle musiche scelte ad hoc per ogni sequenza - forse un po' troppo presenti - , ma anche e soprattutto nell'alternanza argomentativa delle conversazioni tra i personaggi, che ben rappresenta il loro barcamenarsi tra quesiti esistenziali e la tipica routine di chi se ne sta in vacanza in mezzo alle montagne svizzere: dalla gara a chi "piscia" di più allo svilimento delle emozioni, dai battibecchi assurdi degli aiutanti-registi di Mick (il personaggio interpretato da Harvey Keitel) agli sfoghi di una figlia nei confronti di un padre troppo innamorato del suo lavoro. C'è questo e molto di più nel film di Sorrentino, che trovo a prescindere da tutto indiscutibilmente sincero in quel che vuole dire. Chi taccia il regista napoletano di presunzione e di manie di protagonismo secondo me è totalmente fuori strada. Sorrentino, si vede da ogni inquadratura, fa semplicemente i film secondo il suo gusto personale: sognante, sfarzoso, barocco, ogni tanto fin troppo ampolloso. Ma gli credo quando dice che è il suo film più personale. Youth d'altronde riesce ad essere un perfetto compendio, seppur non totalmente riuscito, di tutto quanto egli abbia fatto finora. Ecco perchè questo film farà discutere: perchè fa discutere il suo autore, da ormai due anni al centro di un accesissimo quanto penoso dibattito tra sostenitori e detrattori, che non riescono a guardare al di là del proprio naso e si sfidano a colpi di slogan neanche fossero allo stadio.

 

Forse anche i futuri lavori di Sorrentino, non solo questo e quello precedente, saranno destinati a dividere, a creare faide tra critici, cinefili e semplici, occasionali spettatori. Ma Sorrentino non badi a questo: mantenga il suo sguardo coraggioso e ambizioso, rilegga qualche volta in più le sue sceneggiature e ritrovi, riprendendo un termine-chiave del film, un po' di leggerezza. Basterà questo per un futuro radioso, per lui e per molti di noi spettatori. Forse non placherà i dibattiti, ma la Storia ci ha insegnato che le faide, i conflitti di opinione, i dibattiti molto spesso sono i Grandi a crearli. E allora ben vengano, questi dibattiti.

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati