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Il nome del figlio

Regia di Francesca Archibugi vedi scheda film

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Karl78

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La recensione su Il nome del figlio

di Karl78
5 stelle

Ho visto il film recentemente. Fino ad ora scartato in quanto remake, avendo già visto l'originale ed essendomi anche piaciuto. Poi dietro consiglio di marietoile e dopo aver letto un po' di recensioni, quelle negative soprattutto, mi sono deciso. Devo dire che all'inizio, a parte un Gassmann che parcheggia in zona disabili ed esce strascicando la gamba e zoppicando come in una gag di Homer Simpson, stavo quasi per bestemmiare. E non solo per i flashback inutili e fastidiosissimi, davvero insopportabili, o per quella specie di mini drone con telecamera che non si ferma un attimo. Ho pensato: se davvero l'intento non era quello di fare un remake duro e puro del film francese o seguire filologicamente l'opera teatrale, ma calare il tutto nella realtà italiana, perché scegliere una realtà ormai molto di nicchia come quella della medio-bassa-alta borghesia (sempre per citare i Simpson: Mr. Burns, episodio 25 della sesta stagione, quello in cui gli sparano insomma) e non quella dei 700 euro al mese quando va bene, dei contratti a progetto, a tempo determinato, degli stage gratuiti, della partita iva forzosa perché altrimenti non si lavora, e così via? Perché rifuggire per l'ennesima volta nella macchietta e negli stereotipi di una società ormai residuale, che non rappresenta per nulla quella attuale e reale? Sarà mica una nota di realismo il prof. universitario sposato a figlia di ex parlamentare che vive in periferia? No perché questo mi suona invece più irreale di tutto il resto. Unica nota di realismo, lo zio che regala soldi ai nipoti, e finalmente! E lo stereotipo del prof. che parla per citazioni poi... basta! Ma li avete mai frequentati oltre le lezioni? Alcolismo, tradimenti, rimbecillimento e precoce demenza senile, raccomandazioni fatte e ricevute, il marcio dell'accademia e della scienza, le beghe e gli odi tra colleghi, le guerre di pubblicazioni, diritti, fondi... Altro che citazioni. Si parla di figa, di cibo, di vino, di sport, di dolori fisici che avanzano con l'età, come qualsiasi italiota medio di capatondiana memoria. Nel frattempo, il "vino dei poveri" (quello che non costa quasi 1000 euro a boccia) continua a finire più sul tavolo che in bocca ai commensali - e qui ho riso.

 

Tutto questo all'inizio. Ma perché sono stato "traviato" (simpaticamente) dalle recensioni. Per me non è il tentativo di calare la commedia francese originale nel contesto italiano (se così, fallimento totale per come intendo io la cosa), per me fondamentalmente è il remake di quella commedia (riuscito o meno poi è da vedere). Certo cambia qualcosina, certo è più edulcorata (c'è chi ha parlato di colpi a salve, probabilmente a ragione), però sostanzialmente... Presentarla invece come il Carnage all'amatriciana credo sia fuorviante, perché in comune ci vedo solo il "kammerspiel" (parziale) e la "cattiveria" invece e per l'appunto latita. Una volta entrato in quest'ottica comincia a piacermi di più. Bravo Gassmann dal quale proviene anche qualche perla (pure da Papaleo), tipo i genitori comunisti che odiano la volgarità della plebe o la lotta di classe come idea e non come fatto, luoghi comuni anch'essi in realtà, ma ciò non significa che non si attaglino molto bene a tutta una serie di individui. Nessuna perla però può competere con quella del ginecologo: puoi fumare basta che non aspiri. Ahahahah La Ramazzotti m'è piaciuta ancora di più (ma può pure essere che non sia il cervello a suggerirmelo). Poi, non so se e quanto fosse voluta, ma il prof. di letteratura che si esprime coi tweet e pensa 140 caratteri alla volta decreta la morte della cultura, della scuola, del ragionamento, ecc. Questa sì era cattiva. Molto più dignitoso allora il Dominic Toretto di Fast and Furious che almeno vive un quarto di miglio alla volta. Come ebbe a sbottare Simona/Ramazzotti: ma twittami 'sto cazzo!

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