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Margerita

Regia di Alessandro Grande vedi scheda film

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La recensione su Margerita

di Decks
5 stelle

Le tematiche di Alessandro Grande sono odierne e presenti nel pensiero collettivo italiano, la capacità del regista nel porci di fronte a pregiudizi inconsci di cui spesso discutiamo o riflettiamo è ammirevole. Attraverso il privilegio dell'allusivo anzichè dell'esplicito, siamo catapultati nella vita di un giovane immigrato costretto a fare ciò che gli viene detto perchè zingaro.

 

Il contenuto anti-razzista dell'opera, non solo è gradevole ma ben evidenziato tramite l'incontro di un ragazzo con l'arte: quella della musica. Un ragazzo ignorante, che dalla vita non ha imparato altro se non rubare per sopravvivere, ma che per una volta, si avvicina a qualcosa di più umano anziché impellenti bisogni "animaleschi": sposare senza discussioni una sua coetanea, dover garantirsi un'appena decente stile di vita con un numero ben preciso di furti e così via. Tutto finisce con la consapevolezza che questo ragazzino, sia da biasimare per la realtà in cui egli vive, quella di non avere un futuro, causa l'impossibilità di adeguarsi alla società, che non solo gli è privata tramite il suo status di zingaro, ma di educazione, a livelli di quasi analfabetismo. Le tematiche sono coraggiose e avvincenti, capaci di farci emozionare grazie a poche note musicali che risuonano oltre che nell'immaginario di Efrem, in quello dello spettatore.

 

Purtroppo, la poetica non basta a consacrare una pellicola come un ottimo risultato: la tecnica difatti, pecca su alcuni punti, facendo perdere molta essenza del film in questione. Se le sceneggiature sono sagge, non facendone uso spropositato, ma anzi ben pensato e ragionato, non lo è l'uso della macchina da presa, che punta all'emozionare, ma senza maestria, causa l'ancora acerbo regista.

Anche l'intreccio non è ben eseguito, troppo da dire in poco tempo. Vengono alzati innumerevoli temi e intrecci che finiscono per rimanere sconclusionati o dimenticati (quali l'obbligo di convolare a nozze) per far posto alla potenza evocativa dell'arte, che è sì ben accetta, ma finisce per sovrastare tecnicismi fondamentali. Anche la fotografia che punta tutto sull'idilliaco non riesce in questo senso a strabiliare e anzi i chiaro-scuri utilizzati sono piuttosto mal posti.

 

Un cortometraggio che sicuramente è intenso e senz'altro si impegna molto nel mostrare come la bellezza dell'arte possa superare frontiere linguistiche e razziali; ma che vuole dire tanti (troppi) argomenti, ed è sicuramente migliorabile nell'ambito degli aspetti tecnici. Da vedere comunque perchè capace attraverso l'occhio di un giovane regista di mostrare l'attualità attraverso la settima arte, che nessun fatto di cronaca e televisivo è, e sarà, mai capace di fare.

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