Espandi menu
cerca
Il selvaggio

Regia di Laszlo Benedek vedi scheda film

Recensioni

L'autore

alan smithee

alan smithee

Iscritto dal 6 maggio 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 316
  • Post 214
  • Recensioni 6394
  • Playlist 21
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Il selvaggio

di alan smithee
7 stelle

locandina

Il selvaggio (1953): locandina

CHILI

Su Chili è possibile recuperare un classico davvero imperdibile come Il selvaggio (The wild one, in originale), diretto nel 1953 da László Benedek (insieme al poco noto Paul Donnelly).

Un film che suscitò polemiche e censure alla sua uscita, soprattutto nel Regno Unito, ove fu distribuito in sala solo nel 1967, in quanto la casa motociclistica inglese Triumph Motorcycles si oppose al messaggio che, con tutta evidenza secondo il suo avviso, il film promuoveva a danno dei motociclisti, identificati tutti come dei poco di buono o addirittura dei teppisti.

Per il divo Marlon Brando, già attivo al cinema da tre anni e con almeno quattro film cultosulle spalle (Il mio corpo ti appartiene, Un tram che si chiama desiderio, Viva Zapata!, Giulio Cesare), il film rappresenta, più di ogni altro fino a quel momento, il passo definitivo che condusse l’attore nel firmamento delle star hollywoodiane assolute, facendolo assurgere a icona dei giovani, nonché idolo delle ragazze, non meno dell’illustre, indimenticato e più sfortunato collega James Dean.

Nel ruolo del capobanda rivale si riconosce un giovane e perennemente ubriaco Lee Marvin, spassosissimo per quanto assai gigionesco.

“É incominciato tutto qui, su questa strada, e quando ci penso mi ritorna in mente la ragazza …

Non so nemmeno io come sia successo, però so che non potrebbe succedermi una seconda volta.

Avevo perduto la testa io, ma anche gli altri l’avevano perduta.

Forse avrei dovuto impedire che cominciasse. Ma una volta incominciato, non c’era più nulla da fare.

Quella ragazza, poi … un tipo insignificante … però c’ero cascato.

Comunque tutto questo è stato dopo. la storia è iniziata prima … su questa strada.”

La “Black Rebel Motorcycle Club” è una banda di motociclisti capitanata dal tenebroso Johnny (Marlon Brando).

In una delle sue giornate occupate a viaggiare in gruppo, la banda crea disturbo ad una gara motociclistica locale, entrando abusivamente nel circuito e facendo razzia del secondo premio, consegnato da un membro del gruppo all’iconico Johnny come omaggio ad un capo riverito e temuto.

In seguito i motociclisti fanno sosta presso la cittadina di Wrightsville, creando un po’ di caos e sconcerto tra i cittadini, soprattutto a causa del loro comportamento molesto e invadente.

Ma intanto Johnny adocchia una barista carina, Kathie (Mary Murphy), che si scoprirà essere anche la figlia dello sceriffo locale, e inizia a corteggiarla.

Intanto un incidente a un membro della banda costringe il gruppo a far sosta in città, tra lo sgomento dei suoi abitanti, esterrefatti dai modi incivili del mucchio.

Marlon Brando

Il selvaggio (1953): Marlon Brando

L’arrivo di una banda rivale, i Beetles, capitanata da Chino (Lee Marvin) non farà che peggiorare la situazione già tesa, e porterà all’arresto di quest’ultimo, visibilmente fuori di testa a causa dell’alcol, e ad accendere l’animo dei motociclisti, infuriati e pronti a far danni ovunque.

Ma anche i cittadini troveranno la forza di ribellarsi, identificando in Johnny l’ideale capro espiatorio su cui addossare tutte le colpe, anche quella dell’omicidio di un passante, di fatto investito dalla moto del capobanda; non per colpa sua, vittima, come si rivela, di un linciaggio immotivato con spranghe e altri utensili pesanti.

Accusato di omicidio, Johnny riceverà la difesa a spada tratta dalla dolce Kathie.

Solo la testimonianza tardiva, ma determinante, del barista danneggiato riuscirà alla fine, e dopo alcune reticenze a parlare da parte di quest’ultimo, a scagionare il leader accusato ingiustamente.

Una brutta avventura che sancisce la fine di un corteggiamento ostacolato da molte concause, e che forse permetterà a Johnny di maturare e far frutto della drammatica esperienza per mettere la testa a posto.

Marlon Brando

Il selvaggio (1953): Marlon Brando

La sceneggiatura de Il selvaggio è stata tratta da un racconto intitolato The Cyclist’s Raid, di Frank Rooney, apparso per la prima volta nel numero del gennaio 1951 sulla rivista Harper’s Magazine.

L’autore del racconto si era basato, a sua volta, sul resoconto di un fatto di cronaca in una cittadina californiana nel 1947, degenerato in rissa con feriti vari e una vittima.

La storia, che presenta situazioni e circostanze, come quella del silenzioso corteggiamento di Johnny nei confronti della dolce barista, decisamente un po’ datate all’occhio contemporaneo, delinea tuttavia per Marlon Brando i connotati di un personaggio straordinario, che contribuirà in modo determinante a costruirgli la fama di star perfetta per i ruoli da dannato e ribelle, pervaso nel suo agire da un sottofondo di bontà malcelato o non riconosciuto.

Di fatto Il selvaggio si identifica totalmente in Brando e nel suo stupendo incedere, forte dei suoi silenzi, splendido nei suoi movimenti rarefatti e dinoccolati, e pressoché mitico grazie all’aura di maledetto che il grande attore, fisicamente qui al massimo della sua forma fisica e della conseguente capacità di attrazione, riesce a trasmettere sul pubblico.

Accompagnato nel racconto dalla voce narrante del protagonista, il film ha un avvicendarsi di fatti che scorrono veloci e secondo un processo quasi meccanico, fino a un epilogo amaro.

Che probabilmente consente al personaggio principale di comprendere le proprie responsabilità e di maturare una saggezza che, fino a poco tempo prima, pareva rinnegata e allontanata di principio con tutte le forze da parte dell’interessato.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati