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Fury

Regia di David Ayer vedi scheda film

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Mr Rossi

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La recensione su Fury

di Mr Rossi
6 stelle

Il titolo più adatto è "Non salvate il carro armato Fury". Per esaltare degli eroi americani, il regista li rende poco credibili con situazioni assurde per spettacolarizzare il film. A guerra ormai vinta nessun carrista americano aveva voglia di morire per un carro armato. Mai visto dei militari tedeschi così facili da uccidere.

Di film sulla seconda guerra mondiale gli americani ne hanno girati tanti ma ci vogliono sempre far credere che il merito della vittoria

sull ' asse (Germania, Giappone e Italia) sia tutto loro, ovviamente solo di quegli americani di origine anglosassone di carnagione bianca. Nel film compare qualche militare americano di varia origine africana, ispanica e orientale ma la stragrande maggioranza che si vede è sempre quella bianca. Ovviamente degli alleati inglesi e russi (forse perche questi ultimi oltre che slavi erano pure comunisti?) manco l' ombra. Qui dopo il successo dei film di Spielberg e Tarantino ecco "Non salvate il carro armato Fury dei cinque eroici bastardi". Qui siamo nella Germania nazista dell' aprile del 1945 ormai invasa dagli angloamericani a ovest e dai russi sovietici a est ma si combatte ancora contro gli ultimi militari nazisti fanatici disposti a combattere fino alla morte. In realtà in quel periodo la maggioranza di loro si arrendeva in massa senza sparare un colpo, specialmente alle truppe americane e inglesi. Il veterano sergente carrista Don Collier detto "Wardaddy" ossia "Paparino di guerra" (Brad Pitt) deve quasi da solo affrontare reparti tedeschi ancora disposti a combattere per difendere le loro cittadine di provincia. "Hai visto quello? E' uno delle SS! Uccidili tutti perchè sono delle teste di cazzo!" dice alla nuova recluta di rimpiazzo... Dopo questa affermazione una domanda mi sorge spontanea: Stava parlando di appartenenti a un corpo paramilitare tedesco di fanatici nazisti armati che non fancevano prigionieri oppure solo di un branco di bulli del saloon del paese suo?.

 

Dopo qualche combattimento vinto contro sparuti reparti di artiglieria dell' esercito tedesco, "Babbino di guerra" obbliga la giovane recluta con la forza delle sue forti braccia a sparare alla schiena dell' unico tedesco preso prigioniero. Il sergente americano voleva sapere se il novellino era capace di colpire un bersaglio umano perchè prima non aveva ucciso due soldati tedeschi adolescenti che avevano fatto saltare un carro Sherman con dei bazooka usa e getta. Ci riesce l' intrepido sergente Collier con un poco pratico (in un carro armato) lungo fucile mitragliatore tedesco. Notare bene che tutti i carri armati americani del film hanno una mitragliatrice montata sul lato sinistro dell' oblò della torretta ma nonostante questo "piccolo particolare" quel sergente americano vuol farci vedere più di una volta quanto fosse preciso quel "fucile d' assalto" del nemico.

 

   Il resto dell' equipaggio è composto da persone particolarmente insulse e poco interessanti. Un bigotto religioso di chissà quale confessione americana biblica, un messicano che parla a vanvera e un più rozzo subumano bianco del Kentucky che di fronte a una bella ragazza tedesca morta sotto un bombardamento sfotte la nuova recluta perchè il ragazzo si era innamorato di lei e magari l' ha pure scopata al posto suo. Di fronte a un gruppo di nazisti morti suicidi il sergente "Babbo di..." esclama: "Gli ideali sono pacifici è la storia che è violenta".... Se il nazismo era un ideale pacifico allora il sergente carrista di Pitt è un obbiettore di coscienza. Prima di esprimere questa massima del grottesco involontario il rude sergente aveva avuto uno "sprazzo di umanità" facendo uccidere un ufficiale delle Waffen-SS (SS militari) che aveva impiccato dei bambini tedeschi costretti a combattere.

 

  D' accordo che la guerra può far impazzire e imbruttire chi la fa ma non ho mai visto dei militari americani della seconda guerra mondiale così odiosi come questi quattro carristi, esclusa la giovane recluta che li sopporta dando l' impressione di essere sicuramente più umano ed evoluto di loro. C' è da stupirsi che si comportino più o meno bene con due spaurite donne tedesche scovate in una cittadina tedesca da loro appena libertata dopo brevi ma disastrosi combattimenti, costrette a servigli qualcosa da mangiare. Ovviamente i più corretti sono il sergente veterano e la recluta degli ultimi giorni. In realtà c' era l' ordine tassativo per i militari americani di ogni reparto e grado di non fraternizzare con i civili tedeschi, anche se questa imposizione venne rispettata solo in parte, specialmente per quanto riguardava i rapporti con le donne più giovani ovviamente. Ma il cinema e gli storici non hanno mai voluto indagare molto su quell' aspetto, considerando quello che hanno fatto i tedeschi in quel conflitto mondiale.

 

   Se il  duro e spietato sergente capocarro di Pitt sa essere talvolta umano, il novellino mitragliere di Lehrmann sembra un santo votato al martirio, tanto che arriva a chiedere al suo spetato comandante di sparare a lui piuttosto che al prigioniero tedesco, ma a questo punto siamo già oltre l' incredibile. Infatti la nuova recluta che non aveva mai ucciso nessuno, risponde al suo sergente che l' aver mitragliato dei soldati tedeschi bruciati da una granata al fosforo non gli ha fatto ne caldo ne freddo, anzi gli è pure piaciuto e poi ucciderà ancora con molto più entusiasmo. E meno male che prima era più pacifista di Gesù Cristo. Probabilmente il regista vuol farci credere che se combatti i nazisti anche da lontano e più al sicuro dentro un carro armato puoi diventare simile a loro. O peggio si può impazzire del tutto. Poi se per loro fare il carrista in guerra è "il più bel lavoro del mondo" chissà cosa facevano a casa loro in tempo di pace. Ma l' impossibile deve ancora venire.

 

  Partiti insieme a tre carri armati dello stesso tipo del loro Shermann si imbattono in un carro nemico "Tiger" che riesce a far saltare per aria tutti tranne ovviamente quello di Brad Pitt, insinuando il sospetto che i carri armati americani erano fatti di lamiera composta con la latta riciclata delle più recenti lattine di Coca-Cola, mentre quelli tedeschi erano fatti di acciaio al titanio temperato al diamante. E meno male che non si trattava di un carro armato tedesco "Tigre Reale" (Koenigstiger) una versione più grande del "Tiger" apparsa sui fronti di guerra dal 1944 in poi, altrimenti ci voleva l' intervento di una squadriglia di aerei da bombardamento. Al decimo colpo rimbalzato e con una manovra che neanche un pilota di Formula Uno, il carro armato americano "Fury" avrà ragione del mezzo nemico con due cannonate sparate nel retron più vulnerabile del quasi indistruttibile Panzer a meno di dieci metri di distanza. Ci mancava solo un commento sportivo alla Morales (Goooal !!! Goooal !!!!!!) insieme alle ultime grida della recluta mitragliere Fuck you nazi!!! Certo che tre carri armati americani persi insieme ai loro equipaggi per distruggerne uno tedesco non è un risultato confortante.

 

    Arrivati nei pressi di una casa di campagna il carro finisce su di una mina e la sua corsa si arresta dopo la rottura di un cingolo. Intanto viene avvistato nei paraggi un reparto di trecento (300) Waffen-SS in assetto di guerra e con vari mezzi di trasporto. Cosa fare? Scappare subito approfittando dell' imminente tramonto del sole? Ma nooò! perchè il carro armato "Fury" ormai "è la loro casa" e bisogna difenderlo come se fosse "Fort Apache" assediato dagli indiani! Ma quelli avevano solo cavalli, frecce e al massimo qualche fucile. Quindi attendono l' arrivo del nemico e prima di morire quasi tutti riusciranno a far fuori con cannonate, mitragliate e con tutte le armi e munizioni che dispongono quasi tutte le trecento SS, che essendo notoriamente dei nazisti convinti sono più votati al suicidio di massa dei giapponesi, con una logica di combattimento degna di un automa o di uno zombi insensibile al dolore fisico e indifferente alla morte certa. Nonostante i colpi dei razzi portatili anticarro "Panzerfaust" lo Sherman Firefly "Fury" rimane intatto come Brad Pitt che ci muore dentro ucciso da due bombe a mano senza un graffio in faccia e un capello fuori posto. La sua immagine è sempre importante e anche il suo mezzo corazzato si é indurito a forza di assorbire del piombo,quindi se deve morire muore pettinato bene. 

 

   E meno male che in quel periodo anche il più fesso degli americani sapeva che la sconfitta della Germania e la conseguente fine della guerra erano ormai questione di settimane. Per chi non l' avesse capito il film è ambientato nell' aprile del 1945. Manco se avessero visto dei commilitoni orribilmente uccisi dai tedeschi o appena liberato un campo di sterminio nazista. Oltretutto é stata tagliata una scena dove il sergente e il novello mitragliere scorgervano ai bordi della strada dei cadaveri di prigionieri dei lager con le tipiche giacche e pantaloni a righe bianche e azzurre, stesi ai bordi della strada prima dello scontro finale con il Tiger. Più credibili le atmosfere spettrali e desolate delle campagne tedesche con il sottofondo di musiche oniriche da film horror. Nell' edizione italiana il trailer di lancio aveva come sottofondo il ritornello di una canzone americana contro l' omofobia, ovviamente non presente nella colonna sonora del film. Si vede che per qualcuno quel pezzo suonava bene o voleva dedicarla ai personaggi del film. Alcune gaffe sono presenti nel doppiaggio italiano che talvolta fa dire ai protagonisti frasi del genere "Fagli il ripasso del fucile" (riferito alla mitragliatrice del carro) e "Sparagli! Così raccogli proiettili per carne!". Quest' ultima frase è stata detta dal pilota carri messicano alla recluta americana durante un combattimento, probabilmente in originale slang latinoamericano per noi italiani difficile da tradurre. Piccoli difetti insignificanti se paragonati a certe scene del film.

 

   Un film di guerra rivolto a un vasto pubblico che di quelle vicende conosce al massimo qualche documentario e videogame sparatutto ma vedere ancora oggi tanta forzata esagerazione in film che mostrano vicende belliche di quasi un secolo fa, con delle forzature che se fossero ispirate a dei fatti veramente accaduti, fanno sembrare il film soltanto una spettacolarizzazione per fini commerciali. Forse in questo film ci sono troppe influenze da parte di altri film, che vanno da quelli sulle guerre più recenti in Vietnam e Medio Oriente, fino agli ultimi western come "Il mucchio selvaggio" e agli action-movie sparatutto degli anni 80-90. Situazioni inverosimili da propaganda cinematografica sovietica che fanno sembrare "film verità" dei vecchi film di guerra americani come "Il grande uno rosso" di Samuel Fuller, definito da un cinecritico italiano allora di moda "un film pieno di vanterie da raduno di reduci che finisce per amare e odiare la guerra allo stesso modo". Solo che Fuller, a diffenza del regista di "Fury" quelle cose le ha viste di persona, compresi i lager nazisti appena liberati.

 

   Non che il film di Spielberg, dal quale deriva, sia privo di vanagloria ed esaltazione del sacrificio individuale e collettivo ma quello almeno suggeriva allo spettatore la presenza di una determinante superiorità di aerei americani nell' estate del 1944, figuriamoci nella primavera del 1945. Infatti per qualcuno questo film non è nient' altro che la solita spettacolare sbruffonata d' oltreoceano, che magari mette in luce qualche "peccatuccio di guerra"  commesso dai nonni o bisnonni ma che alla fine rappresenta gli americani come i combattenti più coraggiosi e micidiali del mondo (i loro alleati inglesi e i russi no?) E infatti qui ci vogliono più di un centinaio di tedeschi per far fuori cinque americani chiusi dentro ad un carro armato impossibilitato a muoversi. Poi cos' è questo votarsi al suicidio collettivo per dei militari che sanno di aver quasi vinto del tutto una guerra terribile, oltretutto considerata giusta o almeno necessaria, dopo mesi di combattimenti in prima linea? Cos' è tutto questo autolesionismo, fatalismo e rassegnazione alla morte certa da parte di persone giovani, sane e forti? Per chi e cosa combattono e muoiono questi cinque carristi americani? Per liberare la Germania dal nazismo o soltanto per un carro armato che ormai non valeva un tubo? O perchè alla fine sono diventati tutti dei pazzi furiosi? Forse è quest' ultima l' ipotesi più credibile. Ma per favore non mostrate più queste assurdità!  Anche per un minimo rispetto dell' intelligenza dello spettatore pagante! Di solito chiunque combatte cercando di rimanere vivo anche se in svantaggio ma non vorrei che il regista abbia scambiato i carristi americani per i kamikaze giapponesi. Strano, ma si nota che le truppe speciali tedesche non avevano cannoni anticarro a differenza di quelle del più grande esercito tedesco, come si vede più di una volta nel film. 

 

   Probabilmente questo film è anche la conseguenza di tanti-troppi film e serie di telefilm di guerra americani perlopiù ambientati nel secondo conflitto mondiale girati dal 1945 ad oggi. Tanta assurdità e ambiguità di fondo è forse solo un espediente per rendere il film più insolito di tanti altri girati prima. Basta con gli eroi di guerra americani troppo buoni e troppo invincibili. Sembra addirittura l' antitesi di un altro film bellico americano intitolato "I Guerrieri" del 1970 di Brian G. Hutton con Clint Eastwood, Telly Savalas e Donald Sutherland, avente anch' esso come protagonisti dei più furbi carristi americani nell' ultima fase della seconda guerra mondiale, che stavolta combattono e vincono per scovare e intascarsi un tesoro in lingotti d' oro custodito in una banca francese piuttosto che solo per la gloria. Un film di guerra con una leggera vena antieroica, antimilitarista e ironica, che paragonato a quello di Ayers sembra un documentario. Anche lì si vedono delle stragi di militari tedeschi sterminati dai tanks Sherman e gli "invincibili" Panzer "Tigre" tedeschi ma almeno il finale a lieto fine, se paragonato a quello di questo film, sembra più credibile. Più che ai reduci di guerra americani "Fury" sembra quasi strizzare l' occhio per sbaglio ai reduci della Wehrmacht (Forze Armate della Germania nazista), che sarebbero ben felici di vedere un film di guerra americano dove i loro più "amati" nemici di una volta si comportano da banditi del Far West e i cattivi camerati sono esclusivamente quelli delle SS.

 

   Comunque "Fury" di Ayer è stato un successo in patria ma da noi venne distribuito nelle sale nel periodo quasi estivo, quando poco tempo dopo la maggior parte dei cinema italiani chiudono per ferie e di solito non arrivano nuovi film di successo dagli Stati Uniti. Pare che alle nomination per i premi Oscar questo film venne subito escluso. Niente da obbiettare su armi, divise e mezzi corazzati usati nel film di Ayer, che ha dovuto noleggiare anche un vero Panzer "Tiger" reastaurato e funzionante ma se il regista ambientava il suo war movie pochi mesi prima e in certi contesti storici come la battaglia delle Ardenne dell' inverno 1944-45, avrebbe fatto un film di guerra storicamente più credibile, dato che in quei combattimenti un più numeroso reparto americano assediato dai tedeschi a Bastogne (Belgio) resistette e respinse i reparti corazzati delle Waffen-SS. Con film come questo c' è il rischio che le future generazioni considerino certe tragedie umane del secolo scorso come delle leggende di guerra inventate per impressionare il pubblico ed esaltare la storia di una superpotenza straniera. Raramente mi sono messo a criticare con così tanta pignoleria un film di guerra ma sapendo che dietro a queste storie c'era una realtà fatta da migliaia di morti ho voluto fare il criticatutto.

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