Regia di Moisés Sepúlveda vedi scheda film
FESTIVAL DI VENEZIA 2013 - SETTIMANA DELLA CRITICA - EVENTO SPECIALE - FILM DI CHIUSURA
Piccolo oggetto prezioso questo esordio di Sepulveda (non ho capito francamente se parente del più famoso autore o meno), la conferma di una cinematografia nascente sempre più interessante proveniente dal lontano Cile. Una grandissima attrice che ormai conosciamo bene (è Paulina Garcia, affascinante donna presente in sala, apprezzata a Locarno col bellissimo e toccante Gloria, che le è valso l'orso d'Oro all'interpretazione alla Berlinale) impersona Ximena, domestica semplice e scontrosa che vive reclusa per nascondere l'analfabetismo di cui è vittima innocente e che la rende spesso impotente o succube di un senso di inadeguatezza che la fa chiudere a riccio e dovenire intrattabile col mondo corcostante. Quando passa a trovarla la figlia di una sua vicina di casa, al corrente di questa sua caratteristica imbarazzante celata invece al resto del mondo, e la ragazza, professoressa disoccupata, si offre dapprima di leggerle il giornale, poi di insegnarle a leggere a scrivere, ecco che nasce tra le due donne un rapporto profondo che sfocia in un sentimento contrastato tra passione, sentimento e ribellione. Fino a capire che, come suggerisce il titolo, l'analfabetismo è qualcosa di più che sapere leggere e scrivere: è anche il non saper comprendere le proprie attitudini di vita, i propri veri desideri, i propri limiti e le proprie aspirazioni. In questo senso forse le analfabete sono in due, e ognuna delle due donne insegnerà qualcosa all'altra, sorprendendo anche noi spettatori, irretiti da due interpretazioni toccanti e maiuscole in un film invero piccolo e gracile che non si può non difendere fino all'accanimento.
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