Non nego che mi sono avvicinato all'opera prima di Ryan Gosling con un certo timore ed molte riserve.
Già notavo dal manifesto e dal trailer una sospetta vicinanza estetica alle opere di Nicolas Winding Refn, regista che non mi emoziona e che quindi non amo particolarmente.
Ma l'attore di Drive riesce ad infondere al suo film, pregno di atmosfere oniriche e surreali riuscite, quell'ingenuità forse dovuta proprio dall'essere opera prima, anarchica, umana, fragile.
E l'alchimia ottenuta è davvero riuscita: personaggi che vagano come in un mondo post-apocalittico, ultimi sopravvissuti che popolano la fiaba, e simboli che rappresentano il degrado di una società che lotta alla sopravvivenza, tra espropriazioni, banche che godono nel sacrificio letteralmente sanguinoso di gente disperata, e che nell'idea di Gosling diventa teatrale, davanti ad un pubblico, società inerme e compiacente.
Sono presenti più che citazioni, profumi da altri film e autori. Guardando Lost River ho pensato a Stephen King, forse ad un film che Dario Argento avrebbe voluto fare, ovviamente a Refn e qualche atmosfera rubata ad Under the skin di Glazer.
Ottimo il cast di attori, tutti molto vicini al regista, e davvero riuscite le musiche, che sottolineano efficacemente il carattere onirico e torbido del film.
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