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Why Don’t You Play in Hell?

Regia di Shion Sono vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Why Don’t You Play in Hell?

di Utente rimosso (BorisG)
8 stelle

"Voglio fare un capolavoro. Non come quei registi da strapazzo che fanno film solo per i soldi e per le case. Non io. Il mio film sarà un capolavoro della storia del cinema."

Trama: Hirata, leader e fondatore dei Fuck Bombers, sogna una carriera di regista e, insieme con i suoi collaboratori, passa il tempo a fare riprese in strada.
In una di queste sessioni si imbatte in uno yakuza appena sfuggito a una carneficina e questo incontro sarà l’inizio di una vorticosa serie di eventi che lo porteranno a coronare il suo sogno. Nel mentre i clan Muto e Ikegama danno vita a un’escalation di violenza al centro della quale si muove la giovane Mitsuko, figlia del boss Muto e futura star del cinema.

Why Dont You Play in Hell, film del 2013 di Sion Sono, regista giapponese già noto per i singolari "Guilty of Romance" e "Suicide Club", è un film completamente folle. Quel tipo di pellicola che o si ama o si odia. E io sinceramente l'ho amata.

La storia, troppo articolata e colma di sottotrame perchè si possa riassumere efficaciamente in poche righe, tanto da obbligarmi a trascriverla da un altro sito, intreccia le vicende di vari personaggi bizzarri, caratterizzati in modo totalmente particolare e stravagante, quasi come se fossimo di fronte ad un anime [ndr: cartone animato giapponese]. 

Sono un'infinità gli elementi che rendono questo film un gioiello per gli amanti di quella parte più "pazza" del cinema nipponico: esagerazioni splatter da far invidia a Kill Bill (pellicola di Tarantino con cui presenta numerose analogie), regia frenetica che valorizza il ritmo indiavolato del film, musiche travolgenti e sempre adatte alla situazione e una a dir poco magnifica sequenza finale in cui i due clan di yakuza si affettano a colpa di katana, concendendosi, fra un fendente e l'altro, qualche posa e qualche sguardo ammicante alle telecamere sempre presenti dei Fuck Bombers. Ah, e poi c'è anche un sosia di Bruce Lee.

Ma dietro la montagna di arti tagliati e gli ettolitri di sangue versati durante le due abbondanti ore di visione, c'è un chiaro messaggio metacinematografico, di cui i Fuck Bombers, ragazzi sgangherati che anche dopo più di 10 anni di continui insuccessi continuano a dedicare la propria vita al cinema, sono manifesto. Impossibile non amare la loro forza di volontà e la loro passione, incarnando loro lo spirito che dovrebbero avere tutti i registi (e gli artisti in generale) e che, in realtà, viene ormai sempre più spesso oppresso da una ricerca affannosa di denaro e fama.

Nonostante abbia adorato questo film, non posso fare a meno di riconoscergli tre difetti:
1. La prima parte della pellicola, introducendo molti personaggi e avendo una narrazione frammentata, può risultare confusa e poco coinvolgente.
2. Gli schizzi di sangue conseguenti ai colpi di katana sono evidentemente fatti al computer. A mio parere la cosa stona moltissimo con lo stile generale della pellicola (ma a quanto ho letto è stata una scelta obbligata della produzione).
3. (SPOILER) La trovata finale dei poliziotti che uccidono tutti i presenti allo scontro finale l'ho trovata troppo affrettata e sbrigativa.

Il finale vero e proprio non voglio svelarlo per non rovinare ulteriormente la sorpresa, ma sappiate che ha una potenza emotiva unica e inaspettata. E' a cavallo fra un pessimo lieto fine e un eccellente finale tragico. Magnifico.

In conclusione, Why Dont You Play in Hell è un ottimo film, stravagante e sregolato, che diverte e intrattiene facendo affezionare lo spettatore agli irrestistibili personaggi, ma allo stesso tempo fa riflettere su un lato del cinema che spesso non viene considerato, quello più puro e sincero, fatto di un amante  della settima arte, una telecamera e mille idee per la testa.

 

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