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Heli

Regia di Amat Escalante vedi scheda film

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La recensione su Heli

di maurizio73
6 stelle

Rituale cinematografico doveroso e forse un pò scontato, nella vicenda esemplare di una prigionia sociale ed economica a cielo aperto in cui i confini circondariali sembrano grandi quanto quelli di uno Stato e le forme di oppressione di una nuova classe sotto-proletaria che abita baracche fatiscenti in mezzo al nulla non ci dicono niente di nuovo.

Quando il fidanzato della giovane sorellina nasconde dei pacchetti di cocaina sottratti ad un cartello messicano in casa sua, il giovane Heli decide di liberarsene gettandoli nel deserto dello sperduto villaggio messicano in cui vive insieme alla moglie ed al figlio ancora piccolo. La vendetta dei trafficanti sarà terribile e rischia di schiantare la sua famiglia in una spirale di violenza e prevaricazione a cui nessuno si può sottrarre. Finale consolatorio.

 

locandina francese

Heli (2013): locandina francese

 

 

Il cinema indipendente messicano sembra conoscere sempre nuove stagioni e nuovi protagonisti in grado di raccontare una realtà sociale controversa ed opprimente che mostra l'urgenza del realismo reclamato dalle immagini che ribalzano dai giornali alle televisioni con le loro storie di feroci narcotrafficanti, corruzione governativa, teste mozzate e corpi appesi giù da un ponte. A questo rituale cinematografico doveroso e forse un pò scontato, non sembra sottrarsi nemmeno il giovane Amat Escalante con la vicenda esemplare di una prigionia sociale ed economica a cielo aperto in cui i confini circondariali sembrano grandi quanto quelli di uno Stato e le forme di oppressione di una nuova classe sotto-proletaria che abita baracche fatiscenti in mezzo al nulla si manifestano tanto nel classico immaginario marxista della catena di montaggio, quanto nelle più subdole forme di una coercizione politica sotterranea e latente fatta di demagogia a buon mercato, reparti speciali al soldo delle cosche e forze dell'ordine pronte a gettare la croce sulle vittime piuttosto che mettersi contro la potenza di fuoco dei carnefici. Se i codici di questo scabro naturalismo fatto di lenti movimenti di macchina (bellissimo quello iniziale dal cassone del pick-up alla strada che conduce al ponte dell'impiccagione) ed i campi lunghi su di una terra di nessuno in cui il cielo e il deserto sembrano confondersi in una gabbia da cui non si può fuggire, sono il biglietto da visita di un cinema di impegno civile che rifugge dal melodramma e ricerca il facile consenso, quello che più alimenta la potenza drammatica del film è proprio la ricerca (chiara fin dall'identificazione del titolo con il suo protagonista) di una condizione umana che ne esprima l'impotenza ed il fatalismo, nell'impossibilità di un riscatto che non sia la riappropriazione della propria virilità e dell'unica prerogativa propria della classe proletaria: i figli. Costruito attraverso un montaggio ellittico che si rivelerà solo nel finale, il film di Escalante ci parla delle contraddizioni di una arcaica modernità fatta di operai del settore auto che vanno in bici e di famiglie poverissime che si riconvertono alla tortura dei propri simili, di squadre anti-narcos addestrate dagli yankee e di una indefinita zona grigia di connivenza tra istituzioni governative di facciata e gli indicibili interessi di un'economia della droga che reclama l'indiscusso controllo del territorio e l'inevitabile tributo di vittime innocenti. Laddove la forza della docu-fiction sembra prevalere sulle tentazioni didascaliche, gli unici simbolismi del paesaggio sembrano delegati alle logore insegne e agli sdruciti vessilli dei più famosi marchi dell'imperialismo americano: una joint-venture tra 'cartelli' insomma che ci riconferma ancora una volta che la classe operaia non andrà mai in Paradiso. Bravi gli attori esordienti (anche se non presi dalla strada) e splendida la fotgrafia di Lorenzo Hagerman. Miglior regia al Festival di Cannes 2013 e selezione non andata a buon fine come film rappresentativo per il Messico agli 86th Academy Awards.

 

"Il 13 Dicembre Santa Lucia...

il bracciante taglia il grano
poi il pane non ce l'ha
l'operaio fa le scarpe
e avanti mai non va
il soldato fa la guerra
e' il motivo non lo sa
la bandiera della terra
un colore non ce l'ha" 

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