Regia di Gianluca Maria Tavarelli vedi scheda film
Film per la TV che ha il merito di dare a conoscere anche in Italia (che poi era paradossalmente il suo Paese) vita e opere di Maria Montessori. Il livello è purtroppo ben modesto, in linea in tutto e per tutto con quello delle tipiche fiction di produzione nostrana. VOTO: 4
La figura di Maria Montessori è per me incredibilmente affascinante ma allo stesso tempo non meno misteriosa. Affascinante per ciò che ha realizzato, per la sua opera così avanti coi tempi, misteriosa perché, pur essendo Italiana lei e Italiano io, non sono in realtà entrato in contatto con le sue opere finché non me ne hanno parlato all'estero. In effetti, finché sono vissuto in Italia il mio unico contatto con Maria Montessori era stato, da ragazzo, attraverso le banconote da 1000 lire, sulle quali aveva rimpiazzato Giuseppe Verdi (su questo punto vado un po' a memoria). Sia come sia, è chiaro, ancora una volta, che l'Italia è un Paese straordinario nel negare i giusti meriti a quei cittadini diciamo così non allineati. Il metodo d'insegnamento che porta il suo nome è oggi applicato con eccellenti risultati in tutto il mondo, mentre in Italia fino a un paio d'anni fa era praticamente impossibile scegliere per i propri figli tale sistema. Fatta questa breve, doverosa premessa, mi viene naturale riconoscere a questo film (per la TV) firmato Gianluca Maria Tavarelli il merito di aver contribuito a dare a conoscere vita e opere di tan nobile personaggio. Peccato che con ciò hanno inizio ma anche fine le buone nuove legate al suo film. La qualità è infatti in tutto e per tutto quella della tipica italica fiction tv media, tanto per scelte tecniche così come per lo sfiancante, omnipresente lavoro di raschiatura di ogni zona grigia in fase di sceneggiatura. Qualcosa che francamente mi ha sempre reso tali prodotti difficilmente digeribili. E questo “Maria Montessori: una vita per i bambini” non fa in questo eccezione. Curiose poi alcune scelte nel casting, si pensi ad esempio al ruolo del figlio Mario da bambino: la nonna ha accento settentrionale, la madre Maria e la madre adottiva hanno entrambe accento romanesco, eppure Mario ne ha inspiegabilmente uno spiccatamente napoletano. Poi, cresciuto, dopo il collegio a Firenze, ne ha uno romanesco. Come spiegarselo se non con il provincialismo estremo che continua a contraddistinguere le nostre TV regalando un favoruccio a quello, uno a quell'altro?
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