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Cercasi successo disperatamente

Regia di Ninì Grassia vedi scheda film

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La recensione su Cercasi successo disperatamente

di mm40
3 stelle

Una ragazza viene scaricata dal fidanzato, attore in erba, non appena questi comincia a ottenere qualche successo. Lei però subito dopo incontra un maturo produttore cinematografico con cui ottiene la giusta vendetta, sentimentale e professionale.

 

Ebbene sì: una decina di anni prima di Kill Bill (Quentin Tarantino, 2003), David Carradine era sul set con Ninì Grassia, semisconosciuto cineasta partenopeo autore di pellicole dozzinali, di poco sopra al dilettantismo. Questo va detto pur riconoscendo la buona volontà del regista, che risulta qui anche autore della sceneggiatura e delle musiche, ruoli che d'altronde rivestiva abitualmente nei suoi film; ma nonostante il budget sia sopra le media per Grassia e nonostante la trama sia meno approssimativa del solito, Cercasi successo disperatamente non riesce comunque a fare il salto di qualità. La fotografia (Luigi Ciccarese) superpatinata conferisce al lavoro un'atmosfera paratelevisiva che si rispecchia in effetti nella destinazione del lavoro per il mercato homevideo; la fattura dell'opera nel complesso, in ogni caso, è piuttosto raffazzonata e maldestra: l'unica nota realmente positiva nel film è il ridotto tasso di erotismo - solitamente strabordante - che l'autore sceglie di adoperare. E poi c'è David Carradine, naturalmente, fuori posto ma non troppo: nel cast compaiono volti di qualche risalto (Jay Acovone, Lee Ann Beaman, Francesco Gabriele) che riescono a limitare i danni del copione e della messa in scena; in un ruolo marginale poi c'è la modella Randi Ingerman, che di lì a poco diverrà celebre per uno spot sul piccolo schermo. Il 1994 è stato un anno impegnativo per Ninì Grassia: uscivano infatti ben 4 suoi film (gli altri 3 erano Il burattinaio, Un grande amore e Una grande voglia d'amore - a meno che questi ultimi due non siano lo stesso, distribuito in due versioni differenti), a testimonianza della rapidità e perciò dello superficialità con cui abitualmente lavorava. 3/10.

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