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The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro

Regia di Marc Webb vedi scheda film

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M Valdemar

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro

di M Valdemar
2 stelle

 

 

 

locandina

The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro (2014): locandina

 

 


Giù la maschera. No, non il buon Spidey, ma il team "creativo" responsabile di cotanto sequel: una megaproduzione che partorisce un mega-clippone elettrodance elettrosinfonico elettroboh.

Il potere diElectro.

Pompa al massimo il volume di un reboot (superfluo come i peli di un ragno peloso) che stupisce per mancanca di idee e accumulo fuorilegge di materiale riciclato nemmeno tanto bene.

Risvolti tragici (gli eventi legati alla partenza dei genitori di Peter raccontata nell'incipit; il lutto finale), momenti di alleggerimento (il supereroe che se ne va in giro sbruffoneggiando a destra e a manca), parentesi amorose (stucchevolezze assortite, come da copione), dettagli "casuali" di nobili figure di riferimento (il poster, appeso in cameretta, di Aung San Suu Kyi; il siparietto con i vigili del fuoco), sussulti di vigoria giovanile: fili tematici di indubbia (modesta) qualità e assoluta convenzionalità che intessono la "psicologia" del ragazzo con grandi poteri e grandi problemi.
Un frullato ipervitaminico e ipersaturo di rigurgiti da stereotipi raccolti un po' ovunque che non può che causare tedio minuto dopo minuto.

Stereotipi che affollano la storia come formiche a un banchetto di briciole, in sintesi un abbozzo elementare (a cui hanno messo le mani pure i soliti Alex Kurtzman e Roberto Orci) che prevede schizzi insensati (perché il padre di Peter, che vuole far conoscere la verità al Mondo invia il video-rivelazione solo ed unicamente ad un laboratorio segreto abbandonato? - che poi il prode eroe scopirà "per caso", ovviamente) come pure sagome fuori tempo ma conosciutissime (ci mancava giusto il disastro aereo sventato all'ultimo con susseguente giubilo generale).
Script che cerca altresì, palesemente, di rispettare le consegne riguardo alla definizione di villain azzeccati (a differenza della prima puntata): Electro ne ricorda troppi altri per interessare veramente, mentre va meglio con l'amico-nemico Harry Osborn (solo però per merito del suo interprete).

Il resto - preponderante - è azione: ma limitata (i voli acrobatici di Spider-Man, inquadrati sempre alla stessa maniera: che noia), pretestuosa (per fare casino, l'unico vero "sottotesto" rintracciabile), caciarona/modaiola (la colonna sonora violenta, con il sigillo del "supereroe" Pharrell Williams), standardizzata, traboccante CGI.

Un filmetto (smascherato) in definitiva sconclusionato, prevedibile, moscio nonostante gonfi i muscoli e si offra tronfio allo sguardo [a proposito: ma perché i guardoni/fan stanno sempre lì a mirare le imprese del loro beniamino? è pericoloso, diamine!! E poi: ma le transenne se le portano da casa? Eh, interrogativi di un certo peso], in cui non fa una grande figura neppure Emma Stone, malgrado occhieggi di continuo (e poco altro).

Sul cast, null'altro da segnalare, se non la presenza inspiegabile di Paul Giamatti e quella - sprecata - del bravissimo Dane DeHaan (già apprezzato in Lawless e soprattutto in Come un tuono), mentre alla cronenberghiana Sarah Gadon tocca fare la ragazza immagine (virtuale) della Oscorp.

Solito "regalo" sui titoli di coda, sebbene inconsueto perché non mostra un possibile sviluppo del seguito, bensì una scena con Mystica in tutto il suo splendore (direttamente da X-Men - Giorni di un futuro passato, di imminente uscita). Davvero strano, poiché le galassie - entrambe marveliane - di Spider-Man e X-Men hanno padroni differenti e - finora - per nulla inclini ad unire i propri franchise.


 

 

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