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Alabama Monroe - Una storia d'amore

Regia di Felix Van Groeningen vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Alabama Monroe - Una storia d'amore

di ohdaesoo
9 stelle

La bambina insegue il maialino nella fattoria in una scena talmente bella da vedere che vorresti non finisse mai.
Corri ancora le vorresti dire, corri ancora.
I capelli svolazzano al vento mentre corre, la fotografia è talmente meravigliosa che, davvero, vorresti che quella corsa sia infinita.
Ma niente è infinito, anzi, le cose belle durano sempre troppo poco.
E quei capelli che svolazzano poi non saranno più perchè nella vita succedono cose che sono terribili paradossi, come una bimba che capelli non avrà più,
Ce li hanno invece ancora, e pure lunghi, il padre e la madre, lei no.
E sono immagini talmente forti e disperate che ho preferito immaginarmele invece che vedermele.
Lo sguardo andava altrove, alle persone davanti a me, alle uscite di sicurezza, al mio piccolo diario dove, al buio, mi appunto emozioni.
E proprio quando stavo letteralmente per alzarmi tanto il dolore, tanta la fatica, avviene quello che doveva avvenire.
Perchè questo non è il film del durante, ma quello del poi.
Il durante te lo raccontano tanti e poi ti tengono lì fino alla fine a soffrire su come andrà a finire.
Qua di durante ce n'è pure troppo ma poi, poi, c'è il poi.
E il poi sarà meno duro per noi spettatori ma è senz'altro più duro per quelle due persone, a suo modo splendide, che devono vivere una vita che, probabilmente, di vita ha quasi più nulla.
Lui, con la sua barba e i suoi capelli incolti, lui che fa la vita da cowboy, che sogna l'America, che la canta pure l'America, sì, lui che canta di contadini, cowboy e Dio anche se a Dio non crede affatto.
Ma la musica che ama ha Dio dentro, in ogni strofa.
Lei con quei tatuaggi che chissà, magari nascondono tanti dolori, tante storie, tante esperienze, lei, magnifica, con quegli occhi così innamorati che dovrebbero essere messi in vendita, vai in negozio, tipo dal parrucchiere, gli fai vedere una foto di lei mentre guarda lui e gli dici, ecco, puoi farmi gli occhi così? puoi farmeli uguali a questi per favore? E il parrucchiere degli occhi non potrà farteli perchè l'amore non è chirurgia, al massimo è chimica, l'amore non è plastica, e puoi farti pure gli occhi in quella maniera ma poi la luce devi mettercela te.
Prima eravamo Didier ed Elise, poi saremo Alabama e Monroe perchè, come gli Indiani, quando diventiamo altro poi il nome dobbiamo pure cambiarlo, non saremo mai più quel Didier, non saremo mai più quell'Elise, e allora siamo Alabama e Monroe ma c'è quella "e" di mezzo che ormai che non si riesce più ad eliminare, anzi, diventa sempre meno congiunzione, quasi opposizione, anzi, sì, opposizione, vado via Monroe.
Perchè nella vita c'è la Fede e c'è la Scienza, ma mica per forza quella di Fede ma la fede nelle piccole cose, quelle che vaffanculo se sono vere o no, ma ci fanno star meglio.
E se l'uccello diventerà stella, se quei falchi disegnati attaccati sulla "terranda" non ne faranno morire altri di uccelli, se quel'uccello che viene alla finestra è lei, perchè non posso crederci?
Ma lui non conosce l'ipocrisia, non conosce la magia delle parole, lui conosce solo la verità, la vita vera, quella dove tutte le cose hanno spigoli e dove tutto può e deve essere spiegato. Ma fa un errore grande perchè nessuno ti sta chiedendo di illuderci, nessuno ti sta chiedendo di mentire, ti stiamo chiedendo solo di non distruggerci i nostri castelli, sono in aria sì, ma sono così belli.
Il montaggio è meraviglioso, lui canta a lei in camera, poi cantano insieme fuori con gli amici e poi tutti insieme nel palco di un locale, così, tutto di fila senza che la musica finisca mai.
Cantano storie semplici di uomini, cavalli e Dio, storie semplici che riescono nello stesso tempo a rilassarci dal resto coinvolgendoci ancora di più però.
E quell'ultima esibizione, quella canzone in cui gli sguardi non si incrociano più, in cui la mano resta sospesa nella forza di gravità senza che l'altra venga a stringerla, quel viso che si bagna di lacrime, quella mano, quella di lei stavolta, che accarezza il grembo, quell'ultima esibizione è lì a dirci che il cinema non morirà mai e basta una musica, basta uno sguardo mancato per ricordarcelo.
"In the jungle, the mighty jungle, the lion sleeps tonight"
Le cantano quando torna.
Ora dormi pure te piccina, come il leone, dormi.
E dopo che lei dormirà ci sarà la vita non vita, ci sarà uno scontro talmente ben scritto ed emotivamente coinvolgente da rabbrividire, ci saranno gli occhi di lei che non brillano più.
Sì perchè i tatuaggi puoi cancellarli, se uno non conta più niente per te ce ne metti un altro sopra.
Sì perchè i disegni sulla cameretta puoi cancellarli, basta vernice fresca.
Ma il dolore quello non lo cancelli, non c'è nessun tatuaggio, non c'è nessuna vernice fresca per passarci sopra.
E se ora, solo ora, scoprite quanto la visione del vostro mondo sia completamente opposta, se solo ora, nel dolore, capite che nessuno dei due ha le armi per alleviare il dolore dell'altro, perchè dove da una parte c'è calma dall'altra c'è rabbia, dove c'è speranza c'è rassegnazione, dove c'è voglia di credere in qualcosa c'è un realismo quasi cattivo per quanto assoluto.
E lasciamo perdere i magnifici sfoghi di lui, lasciamoli perdere perchè sono così belli ma così leggermente fuori da quello che avevamo visto finora che vanno presi per quello che sono, dei magnifici sfoghi quasi evitabili che rendono il film da impegnativo ad impegnato.
E forse è meglio tornare a un tatuaggio, l'ultimo, perchè se qualcuno aveva dei dubbi su quell'ultima mezz'ora di lotte, urla e solitudini quel tatuaggio li porterà via.
Prima facciamo in tempo a vederla alzasi, con la mente che gli proietta cavalli sul rosso fuoco e una bambina che insegue un maialino. Quella bambina che imparò a camminare proprio mentre degli aerei si abbattevano su dei palazzi.
Lei si alza dal letto e si avvicina a lui, gli parla all'orecchio. Allora caro Monroe, lo vedi? allora caro Monroe lo vedi che c'è qualcosa di non materiale, lo vedi che sono qui in piedi vicino a te, sono lì distesa ma sono anche qui vicino a te, in piedi, lo senti quello che ti sto dicendo all'orecchio?
Chissà se lui ha sentito qualcosa, chissà.
E poi, e poi, c'è quel tatuaggio che ti dà un altro tuffo al cuore, l'ennesimo.
Alabama Monroe, nessuna virgola in mezzo.
Noi eravamo Alabama Monroe, un'unica persona, un unico amore.
E te non l'hai capito, ma i miei occhi erano ancora quelli di quando ti ho visto cantare la prima volta, quelli sotto le coperte, perchè non l'hai capito, perchè non mi sei stato vicino?
Lui suona e canta mentre lei se ne va.
Ma, ed è orribile dirlo, se se ne è andata la colpa è anche sua.
Quella di essere un uomo che non crede alle stelle e agli uccelli che tornano a casa schivando i vetri.
Alabama Monroe.
Con due cuori sotto.
E una freccia.
Ma non è quella di Cupido, è quella del dolore.

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