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Tom à la ferme

Regia di Xavier Dolan vedi scheda film

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La recensione su Tom à la ferme

di Peppe Comune
7 stelle

Tom (Xavier Dolan) è un ragazzo venticinquenne che vive e lavora a Montreal come pubblicitario. Si mette in viaggio per recarsi al funerale di Guillaume (Caleb landry Jones), il suo compagno morto in un tragico incidente. La famiglia del ragazzo scomparso vive in una fattoria in aperta campagna. Qui conosce Aghate (Lise Roy), la madre di Guillaume, e subito si accorge che la donna non sa niente di lui ne tantomeno era a conoscenza dell'omossessualità del figlio. É Francis (Pierre-Yves Cardinal), il figlio maggiore, ad averglielo sempre tenuto nascosto per proteggerla, facendogli anzi credere che nella capitale Guillaume avesse una fidanzata di nome Sara (Evelyne Brochu), una collega di lavoro anche di Tom. A questo punto, il mondo di bugie che Francis ha appositamente costruito per la madre deve reggere contro ogni pretesa di verità. E Tom, messo all'angolo dall'indole violenta di Francis, deve svolgere il suo ruolo di amico piuttosto che di amante.

 

Pierre-Yves Cardinal, Xavier Dolan

Tom at the Farm (2013): Pierre-Yves Cardinal, Xavier Dolan

 

"Ton at the farm" del canadese Xavier Dolan è un film dove le verità taciute reggono la trama di percorsi esistenziali costruiti sulle cose che non si "devono dire". Ne scaturisce una narrazione carica di virile sensualità tutta giocata sull'incontro-scontro delle psicologie problematice dei protagonisti. "Oggi è come se una parte di me fosse morta ed io non posso piangere. Perchè tutti i sinonimi della parola "tristezza". Ora, quello che mi resta da fare senza di te è sostituirti". Queste sono le parole che Tom scrive su un foglio di carta poco prima di arrivare alla fattoria della famiglia del defunto Guillaume, parole che riflettono, tanto la necessità di dover frenare il suo dolore di amante ferito in un ambiente che solo ora imparerà a conoscere, quanto l'urgenza di non prolungare troppo a lungo la solitudine del cuore. Ma soprattutto, è la problematicità di una storia retta sulla falsità ad apparire subito evidente. É appunto la menzogna la pietra angolare del film, quella che rende tesi i rapporti umani e certifica la vulnerabilità degli affetti più solidi, la menzogna che viene usata per conservare una parvenza di serenità familiare ma che invece finisce per produrre solo dei rancori sempre pronti ad esplodere. Tom rimane vittima della menzogna quando si vede costretto a soffocare la verità dei suoi reali sentimenti, ma ne rimane anche affascinato per il carico di saudente enigmaticità che porta in dote, per il fatto che dalla menzogna non si può mai sfuggire del tutto se non si decide di fare definitivamente i conti con se stessi, perchè la menzogna sottindente sempre un segreto che è eccitante voler portare alla luce. La menzogna ha la faccia e il corpo di Francis, un uomo isolatosi dal mondo che si premura di falsificare la realtà per il bene della madre ma che è proprio dal rapporto esclusivo con la madre che sembra aver ricevuto i germi di una violenza troppo esibita. Tom e Fracis istaurano un rapporto a dir poco conflittuale, incentrato sulla sensibilità ferità del primo e il rude comportamento del secondo, un rapporto che non nasconde una latente e reciproca attrazione, che finisce per intrecciare la voce degli occhi con i percorsi imprescrutabili della mente. Francis impone le regole e Tom è costretto a rispettarle. Tom gioca a carte scoperte con la sua natura sessuale, Francis ha una personalità che oscilla tra un "macismo" ostentatamente esibito e slanci di tenerezza che tradiscono evidenti scompensi affettivi. In questo quadro, il tentativo per l'uno di conservare intatto un determinato ordine delle cose, si trasforma nell'altro in una seduzione verso tutto ciò che ha prodotto quell'ordine da dover difendere. Una seduzione che Dolan non presenta mai come un impulso sessuale da soddisfare, come la ricerca smaniosa di un contatto carnale. Non è mai esibita ma agisce sotto traccia attraverso l'inappellabile verità delle cose non dette : è nelle fughe possibili che non avvengono mai quanto potrebbero ; è nella complicità che inizia a farsi beffa dei ricordi dell'amato Guillaume ; è nella madre che reclama spiegazioni sui troppi silenzi che abitano la sua casa ; è nella vita della fattoria, un mondo chiuso dove il maschio domina tra gli uomini e sulla natura. É nel fatto che l'amato Guillaume diventa una figura che sbiadisce nell'insieme di sensazioni impure prodotte dalla mente di Tom, un'ombra che si lega ai fantasmi di un passato scomodo da cui è difficile fuggire se non si tiene conto che "le spighe di grano, ad ottobre, tagliano come coltelli". Ciò che non si comprende a fondo, o per scarsa conoscenza o per mancanza di verità, può sempre produrre esiti inaspettati. In quest'intreccio enigmatico di sensazioni che si rincorrono, i ruoli finiscono per confondersi qualche volta. Così, scopriamo un Francis molto più debole della solitudine che si è autoimposto e Tom arrivare all'origine di quei fantasmi che hanno generato tanta menzogna.

Devo dire che, nell'economia narrativa del film, ho trovato del tutto superfluo il personaggio di Sara il cui arrivo in carne ed ossa, non solo non ha aggiunto nulla di nuovo (e di interessante) alla trama familiare retta sulla falsità, ma ha anche reso più "volgare" la natura contorta di Francis. Ad ogni modo, la sua presenza dura giusto il tempo per non inficiare l'assoluta bonta del film. Sarà una coincidenza, ma "Tom at the Farm" mi ha ricordato abbastanza "Il dolce domani" di Atom Egoyan (un'altro autore canadese appunto), per l'atmosfera enigmatica che sorregge l'intera storia e, più nello specifico, per quella carica di mistero che aleggia nell'aria legata ai percorsi della psiche e ai silenzi della verità. Un bel film di un autore giovane ed interessante.   

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