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Piccole crepe, grossi guai

Regia di Pierre Salvadori vedi scheda film

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La recensione su Piccole crepe, grossi guai

di alan smithee
7 stelle

locandina

In the Courtyard (2014): locandina

 

Dans la cour: ovvero quando due anime, che più eterogenee ed apparentemente discordanti non si potrebbe pensare possano realmente esistere, invece si alleano e trovano assieme quell'affiatamento e la giusta complicità che renda loro quella tranquillità e quella effimera pace interiore in grado di allontanarli da dispiaceri, ansie, preoccupazioni e mal di vivere pressoché dilagante.

Il quarantenne Antoine ci compare davanti mentre vaga col viso sperduto e quasi ebete fino ad una agenzia di lavoro interinale. Verrà assunto subito, per una rocambolesca quanto comica ironia del destino, circostanza che capita a volte pure nella vita reale: diverrà portiere responsabile di una palazzina borghese con cortile interno, scelto, distrattamente in quanto occupata in mille altri “drammi urgentissimi”, dalla recente pensionata Mathilde, bella sessantacinquenne che tuttavia non ha imparato a godersi quel meritato riposo che a volte chi ne ha maturato i requisiti rifugge, quasi tentando di allontanare inutilmente quell'ultimo capitolo esistenziale inevitabilmente messosi in moto.

Non inizia certo bene il rapporto tra i due esseri viventi più antitetici al mondo, ma come in ogni coppia che si rispetti ognuno dei due avrà cose preziose e fondamentali da imparare dall'altro o capirà quanto è prezioso il soccorso o l'aiuto del proprio eterogeneo compare.

Catherine Deneuve, Gustave Kervern

In the Courtyard (2014): Catherine Deneuve, Gustave Kervern

Gustave Kervern, Catherine Deneuve

In the Courtyard (2014): Gustave Kervern, Catherine Deneuve

“Dans la cour” di Pierre Salvatori, uscito con successo da circa un mese nelle sale francesi, è il film che offre una parte, un ruolo complesso di donna che ogni attrice e meglio ancor diva, giunta in forma “naturale” ed intelligentemente curata alla soglia della maturità, vorrebbe far sua: normale che in Francia un ruolo così ambito e prezioso tocchi alla regina delle attrici, ovvero a Catherine Deneuve. Che tratteggia la sua Mathilde in modo fine e straordinario, quasi come una continuazione cronologica del bel personaggio appena visto solo pochi mesi prima in “Elle s'en va”: la donna ancora bella che invecchia, che sente di sfiorire, ma che tuttavia non si arrende, anche a costo di inciampare in buche profonde, tra gaffes e ingenuità che la rendono umanamente ridicola e quindi straordinariamente umana.

Gustave Kervern, Catherine Deneuve

In the Courtyard (2014): Gustave Kervern, Catherine Deneuve

Le fa da contraltare il gigantesco bestione mansueto e distratto interpretato con svagata efficacia da Gustave Kervern (corpulento, fisicamente molto somigliante al regista Luc Besson), qui musicista allo sbando, dipendente da stupefacenti, ma buono nell'animo, paziente e servizievole sino al vittimismo per non sapere imporsi e dire no.

La commedia spigliata e sentimentale procede solo apparentemente scontata nel suo avvicendarsi, fatto di ossessioni e crisi di panico della donna, e di pacate sopportazioni da parte del gigante buono e vulnerabile, centro del mirino di condomini caratteriali e viziati, nei confronti dei quali egli si para innanzi come una vittima rassegnata e sacrificale. Poi nel suo epilogo la vita vera, quella che prevede anche drammi, problemi seri che affiorano nella loro concretezza senza via di scampo, subentra schietta e violenta dal teatrino un po' a fiato corto degli inquilini ossessivi ed ossessionanti, per distoglierci assennatamente dalla leggera favoletta in cui ci si crogiolava quasi divertiti o rassicurati, e virando l'opera nettamente su rotte e dinamiche che riflettono fattispecie decisamente più realistiche: le sorprese amare della vita di tutti i giorni.

Gustave Kervern

In the Courtyard (2014): Gustave Kervern

Una commedia dunque falsamente agrodolce, che lascia nel suo epilogo l'amaro in bocca, e nel fare ciò in un certo senso ci sorprende e stordisce positivamente, fino a ricordarci e a farci riflettere di come sono spesso davvero futili i nostri crucci e le nostre preoccupazioni, figli quasi sempre di egoismi ed egocentrismi coltivati nel tempo, alimentati da stress quotidiano e da uno stile di vita sempre frenetico che ci rende tutta l'esistenza corridori instancabili di mete logorroiche fini a se stesse e prive di quei valori essenziali tali da assicurarci la vera soddisfazione.

 

 

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