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Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate

Regia di Peter Jackson vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate

di DeathCross
5 stelle

Terzo e (finalmente) ultimo capitolo della (forzata) trilogia cinematografica "The Hobbit", 'prequel' della (giustamente) Trilogia Cult "The Lord of the Rings".

 

Come ci si poteva aspettare, anche questo film è penalizzato da tutti i difetti dei film precedenti: 'brodo' allungato a dismisura (anche se questo è il film più breve della Saga Tolkeniana), abbondanza di sequenze dal sapore videoludico (tra tutte Legolas che sale gradini sgretolanti).
Ma il neo più palese e fastidioso, secondo me, resta il tentativo inutile e paradossalmente (visto il Regista) pretenzioso di emulare la Potenza Epica della Trilogia Precedente (per uscita nelle sale): abbondano quindi i richiami forzati tra dialoghi (come quando Thranduil dice a Legolas di cercare un certo Grampasso) e personaggi (con relativi attori/attrici) infilati in cameo della durata irrisoria (torna Saruman, interpretato dal compianto Christopher Lee, in azione assieme ad Elrond/Hugo Weaving e 'dark' Galadriel/Cate Blanchett contro Sauron); il tentativo di emulazione però consiste principalmente nella costruzione di scene eccessivamente pompose, laddove il Romanzo era una Fiaba Fantasy, decisamente più in linea con lo Stile di Guillermo Del Toro.
Non a caso i momenti migliori, come in tutta la trilogia, sono quelli dove respiriamo lo Spirito Originario del Libro, come nel (secondo me) frettoloso finale dove Bilbo, tornato a casa, la trova depredata da parenti vari, che oramai lo ritenevano morto: il doversi agganciare a "The Fellowship of the Ring" ha compromesso il finale con le ulteriore visite dei nani, anche se devo ammettere che veder rifatta da un altro punto di vista l'arrivo di Gandalf a Bilbo/Ian Holm mi ha fatto piacere.

 

Purtroppo, però, il finale rappresenta essenzialmente l'unico momento (degno di nota) fedele 'spiritualmente' (la lettera mi interessa poco) al Tolkien di "The Hobbit" (scritto prima di "The Lord of the Rings").
Ciò che otteniamo, quindi, è il solito blockbusterone ricolmo di denaro e CGI finalizzato a guadagnare una sfracca di altro denaro, cercando di ricalcare lo Stile Epico di Peter Jackson.
Per carità, come calco è davvero di alto livello, decisamente superiore alle cagatine di shooter del 'calibro' di snyder, bay e compagnia brutta (anzi, pessima).
Il problema, però, consiste nel fatto che tale calco non è opera di qualche shooter al massimo promettente, ma di Jackson stesso, che sembra cercare (svogliatamente) di ricreare sé stesso senza sperimentare più di tanto: avere piena Libertà Creativa, ovvero poter fare ciò che si vuole Registicamente parlando, non serve a nulla se non ci si sente Creativi, se manca la voglia di osare...
Rispetto ai predecessori, questo "Battle of the Five Armies" pare presentare un difetto ulteriore nel montaggio (almeno della theatrical cut): infatti il ritmo pare correre e gli stacchi da una sequenza all'altra sembrano appiccicati alla buona, come se il montaggio fosse stato ultimato in fretta e furia, magari per cercare di snellire la durata totale (ma in tal caso bastava alleggerire la battaglia di momenti videoludici): solo per vedere un montaggio più 'pensato' sento quasi il bisogno di recuperare la visione della extended cut...

 

Comunque, nel complesso, il film non è affatto da buttare: Jackson, anche se richiamato per sostituire Del Toro e accontentare i fan, resta sempre un Regista più che valido e, oltre a dirigere tutto in modo pulito e non troppo tamarro (anche i rallenty sono usati sensatamente, al contrario di ciò che fa snyder), propone qualche trovata interessante e divertente, mostrando il lato orribile della guerra (si veda il dettaglio del cadavere di una ragazza).
Il cast, anche se non eccelso e per lo più diviso tra interpretazioni seriose (per le new entry) e stanche (per i volti noti, in particolare Ian McKellen), è comunque validissimo e una manciata di attori, come Ken Stott (Balin) e James Nesbitt (Bofur), riescono a rendere empatici i propri personaggi; ma è la coppia di "Sherlock Holmes" (telefilm che devo a vedere prima o poi) a dominare la scena, tra la voce caldissima e potente di Benedict Cumberbatch (nel doppio ruolo di Smaug e Sauron) e la completa immedesimazione di Martin Freeman nel Ruolo di Bilbo Baggins, per me (e non sono l'unico) l'Attore Ideale per il Protagonista Tolkeniano.
Il reparto tecnico è, come sempre, praticamente impeccabile, le Scenografie ricostruite in set e naturali Neo-Zelandesi sono sempre mozzafiato e le musiche di Howard Shore restano Potenti e Coinvolgenti, come la canzone finale cantata da Billy Boyd (Pippin nella Trilogia Originaria).
Non mancano nemmeno alcuni interessanti (anche se non sufficientemente approfonditi sul Piano Cinematografico) spunti di riflessione, come appunto l'Orrore della Guerra (che miete vittime anche tra gli/le innocenti), la Follia della Ricchezza, il doppio lato Gioioso e Doloroso insito nell'Amicizia e nell'Amore ecc.

 

Insomma, la 'sufficienza' la supera senza problemi e, per chi ama le Opere Tolkeniane, resta un film quasi imprescindibile e sicuramente Gustoso; però, da Peter Jackson e dal Potenziale insito nell'operazione (ovviamente non allungato a 3 film), ci si poteva e doveva aspettare molto ma molto di più... Peccato...

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