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De toutes nos forces

Regia di Nils Tavernier vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su De toutes nos forces

di alan smithee
6 stelle

Una spettacolare veduta aerea ci porta dall'alto a scorgere la fotogenica baia nizzarda che dalla più grande città della Costa Azzurra si spinge sino ad Antibes. Lungo l'ampia spiaggia di sassi grigi che caratterizza il litorale, una miriade di formichine nere trepidanti aspetta impaziente il segno ineguivocabile dell'inizio per scattare in mare ed iniziare la gara. E' la famosa gara di triatlon degli "Ironmen" quella che sta per iniziare, e tra gli applausi dei partecipanti si distingue quello di un uomo magro ed atletico, Paul, con al seguito un canotto con a bordo un giovane paraplegico Julien, suo figlio.
Solo un anno prima i due erano un padre disoccupato ed un figlio malato che non riuscivano più a parlarsi, uno preoccupato di trovare una nuova occupazione dopo il licenziamento da riparatore specializzato di impianti di risalita; l'altro più a suo agio con una madre amorevole e tenace che finisce per fargli anche da padre. Ritrovarsi uniti per una gara di triatlon, specialità in cui Paul da giovane si era distinto come professionista vincendo premi importanti, diviene, nonostante la contrarietà materna, un nuovo modo per unire ed affiatare un padre col suo tenace e sfortunato figlio. Parlare di handicap e di storie di famiglia che si sviluppano in questi ambiti è sempre molto rischioso, specie se nion ci si chiama Gianni Amelio e non si riesce a sfiorare il capolavoro (con il suo giustamente ammirato Le chiavi di casa). Niels Tavernier, figlio del celebre e celebrato Bernard, documentarista ed attore da tempo specializzato in documentari (la rivista Premiere ci informa che ha già lavorato nel sociale interessantosi al problema dei portatori di handicap) sceglie un percorso rischioso e a tratti cade pure nei tranelli facili che il cammino dissemina qua e la' quando si tratta di filmare la malattia e sfidare senza riuscirci sempre completamente il patetismo e la maniera. Tuttavia sia Jacques Gamblin, gran fisico da atleta su un corpo maturo d'attore sensibile e sfaccettato, che il giovane Fabien Heraud, che convive quotidianamente ed inesorabilmente col suo handicap con la sfrontatezza e l'ironia che solo la giovinezza riesce a rendere leggero e sopportabile, sono un padre ed un figlio che riescono ad emozionare nel faticoso, impervio cammino che diventa un simbolico calvario della presa di coscienza e dell'intesa perfetta.
Insomma un film più importante che riuscito, a cui si possono agevolmente perdonare certi sentimentalismi in nome di una storia piccola ed individualista, certo, ma anche ricca di grandi e ammirevoli sentimenti.

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