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La fine del mondo

Regia di Edgar Wright vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La fine del mondo

di ohdaesoo
7 stelle

Prima o poi la Trilogia del Cornetto la dovevo finire...
Era il 2004 quando uscì L'Alba dei morti dementi (in videoteca avevo anche La notte dei morti dementi, cosa che ha causato una marea di noleggi sbagliati), una deliziosa parodia horror sugli zombie.
Tre anni dopo fu la volta di Hot Fuzz, se possibile ancora più bello del precedente. Stavolta ad esser preso in giro, sempre con grande inteligenza, una buona scrittura e un'ottima regia, era il mondo del cinema action.
Ed ecco che solo 2 anni fa esce finalmente il terzo "capitolo", stavolta in salsa sci-fi.
Come nel caso della Trilogia della Vendetta di Park non solo i tre episodi sono scollegati l'uno all'altro, ma la stessa trilogia è stata praticamente inventata dai giornalisti, non dal regista.
In ognuno dei 3 film di Wright c'è una brevissima scena in cui compare il Cornetto gelato (in questo ultimo solo la confezione), del colore abbinato metaforicamente al genere di appartenenza.
A parte il giochino del Cornetto i punti in contatto tra i vari episodi sono molti e molto più importanti.
Il regista, Wright, la coppia di attori (Pegg e Frost), gli sceneggiatori (loro stessi), lo stile (ad esempio il montaggio simile), il tipo di comicità, le stesse gag che ritornano, una certa aura romantica alle spalle della narrazione, la comicità a tratti travolgente.

Insomma, parlare di Trilogia è sensatissimo.
Per una volta sono costretto a spendere due parole sul cast (quasi tutto inglese) perchè vedere La fine del mondo vale la pena anche solo per quello.
Oltre ai già citati Pegg e Frost qua dentro c'è il Marsan di Still Life eTirannosauro (secondo me il più bravo da ubriaco), la Pike di Gone Girl, il Considine di Dead Man's Shoes e Child 44, il Martin Freeman di tutta la serie de Lo Hobbit e, oltre a tanti altri comprimari famosi -vedi Brosnan- quello che ormai sta diventando per me un nuovo attore feticcio, ossia lo splendido Smiley di Kill ListA Field in EnglandIl Superstite e Orso Bianco di Black Mirror (nonchè presente nel Lobster di Lanthimos, film che aspetto come una scimmia in calore).

La Fine del Mondo è un film generazionale a tratti splendido, pieno di battute fulminanti ma anche di altre più deboli, trovate geniali (le 600 sterline restituite in quella maniera, le battute pecoreccie sulla sorella di Oliver con lui presente, la discussione sui pronomi) e altre francamente discutibili, tanto cuore ma poi non saputo sfruttare fino in fondo, una trama sulla carta sorprendente e innovativa sì, ma che se poi la vai ad analizzare ha una base veramente debole sotto.
La forza sta sempre lì, nello humour del clan Pegg, nel ritmo, nel creare personaggi vincenti e anche nella capacità di Wright di dare dignità tecnica a dei soggetti che paiono sempre quasi come puri divertissement
(ad esempio il bancone piattaforma e la fuga finale dall'esplosione sono perfetti ma, effetti speciali a parte, la mano di Wright si sente sempre, specie nel ritmo). 
Forse è proprio in questo capitolo che si alza l'asticella "emotiva" e tematica perchè, a differenza dei primi due film, qua la base "seria" che sta sotto alla parodia, ovvero il discorso generazionale a due temporalità, quel sogno cominciato da ragazzini e poi ripreso da adulti, non è solo sfondo narrativo ma vera e propria architrave del film.




Paradossalmente se chi vede questo film non sa nulla (come non sapevo nulla io) per almeno metà pellicola pensa di trovarsi davanti ad un film profondamente comico sì, ma anche molto intenso emotivamente.
Poi arriva la fantascienza, e cambia tutto.
Cambia in meglio perchè l'idea dei cloni alieni funziona, come funziona il "come sono fatti", una specie di automi di porcellana pieni di vernice blu. La scena della prima scazzottata in bagno è fantastica (anche se poi questo diventerà un altro dei difetti del film, ovvero il reiterare altre 3 volte, 4 in totale quindi, queste lunghe scene di lotta).
E la svolta sci-fi diventa importante anche perchè il film rischiava di fossilizzarsi in una eccessiva schematicità, schematicità in realtà data dalla trama stessa visto il "percorso" a tappe che il gruppo di amici deve compiere (devono bere in una sola notte una pinta di birra in 12 pub consecutivi della stessa città, impresa che tentarono di fare, fallendo, da ragazzini. L'ultimo pub dove andare si chiama, appunto, La Fine del Mondo).
Insomma, la svolta è ottima ma porta anche a tante magagne. Certo, in un film di puro divertimento (anche se, come detto, non c'è solo quello) uno non dovrebbe guardare il capello ma, insomma, se hai un'idea così buona io avrei curato la sceneggiatura ancor meglio, non facendo sembrare questa cosa degli alieni quasi priva di senso (scelgono dei paesini da "attaccare", stanno lì decenni sostutuendosi agli abitanti per poi in futuro colonizzare la Terra e, boh, francamente regge poco).


 

E, devo dirlo, ho trovato il finale quasi disastroso, con un'Apocalisse inverosimile, con un ritorno alla vita semplice senza tecnologia buttato là alla bell'e meglio e con King che se ne va in giro con gli ex alieni (ma perchè??????) a bere acqua.
Non ci siamo.
L'anima di questo film era in quel sogno da bambini ripreso in mano, era in quelle 12 pinte, era in quel ripercorrere la propria vita attraverso ricordi e sensazioni.
E se la difesa del genere umano, stupido, infelice ma così "vero" da non potere essere sostituito da dei felici automi alieni, funziona benissimo il finale doveva riguardare quell'ultima pinta, quell'ultima bevuta al World's End.
Non si scrive una sceneggiatura così senza poi concluderla, nel bene o nel male, con quel momento.
Rimane un film godibilissimo, e una trilogia imperdibile.

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