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Il sale della terra

Regia di Wim Wenders, Juliano Ribeiro Salgado vedi scheda film

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La recensione su Il sale della terra

di AgentCooper
10 stelle

Il potenziale di un volto che rimane impresso nella fotografia. Quel bianco e nero che sembra catturare l'anima della persona. Le foto di Sebastiao Salgado sono questo, puro amore verso un Pianeta ferito da innumerevoli guerre e fratture. Allo stesso tempo però ci mostra anche il lato primitivo della Terra mostrandoci paesaggi vergini non toccati dalla tecnologia.
Un occhio non esperto potrebbe dire che queste due tipologie di fotografie (cioè quelle che ci mostrano la parte sofferente del mondo e quelle in cui Sebastiao ci mostra la verginità del mondo) sono in realtà distaccate tra di loro. Nulla di più falso. Esse formano un tutt'uno con l'anima del fotografo.
I suoi viaggi, le sue emozioni, le sue volontà sono tutte immortalate all'interno della pellicola fotografica.
Al giorno d'oggi chiunque ha una macchinetta fotografica in mano e pensa di essere immediatamente un fotografo. Nulla di più falso. Quello che cattura la maggior parte delle persone è la riproduzione della persona e non l'anima. Una fotografia deve catturare il momento, una parte della vita della persona. E Wim Wenders deve averlo capito guardando attentamente quella foto ambientata nelle miniere d'oro in Brasile. Circa 50 mila persone immortalate in quelle foto, nessuna auto, solo il brusio delle persone che tentano di rifarsi una vita.
E vedendo opere come questa che si è in grado di pensare al passato, a come abbia fatto l'uomo a costruire le piramidi, le miniere di re Salomone, la torre di Babele e via dicendo. Nelle miniere Sebastiao è riuscito ad immortalare la genesi del mondo umano, il suo lato primitivo dove la tecnologia non esiste. Essi però non sono in schiavitù, o almeno non una schiavitù diretta. In che senso direte voi. Li ci sono operai, non schiavi, il vero legame li l'uomo lo crea con l'oro. E quando l'uomo tocca l'oro è finita. Un po' come da noi (seppur in forma diversa e per fini assolutamente diversi) succede con il gioco d'azzardo. L'uomo che gioca diventa schiavo del gioco perché vorrebbe di più, anche se vince gioca ancora fino a sperperare tutti i suoi averi. Il principio è lo stesso, solo che nelle miniere la gente non ha nulla e scommette tutto su quel sacco che gli verrà dato alla fine. All'interno di esso ci potrebbe essere dell'oro come anche della terra.
Quello che mi ha stupito però più di tutti è stato il viaggio che ha fatto Sebastiao in Ruanda assieme ai Medici senza Frontiere. La situazione che ho visto attraverso quelle foto, gli occhi della gente che ha perso tutto, la morte nei loro volti. Pensate che li ormai morire è diventata una routine. Una cosa assurda e per loro è normale. Quello che sta avvenendo in Africa è un genocidio legalizzato e siamo consci di questo. Non dimenticherò mai i volti dei cadaveri di quei bambini, gli occhi delle loro madri scarnificate dalla fame e dal colera.
Con l'anima malata da ciò che aveva visto Sebastiao decide coraggiosamente di cambiare genere fotografico. Decide infatti d' intraprendere, sempre con l'appoggio di sua moglie Leila, il progetto Genesis dove ci mostra la natura in tutta la sua maestosa bellezza. Da pelle d' oca veramente vedere gli animali catturati in quelli scatti così autentici e veri. Interessante vedere anche l' approccio che ha avuto Sebastiao con le altre culture dove la tecnologia (per fortuna) non è ancora arrivata.
Ultimo ma non ultimo riguarda il rapporto che ha avuto con la sua terra natia, il Brasile. Quando Sebastiao era nato, nel 1944 la sua terra era popolata da una verde foresta. Durante gli anni, causa anche il disboscamento questa terra si è inaridita. Il disastro sembrava permanente, niente più acqua, gli animali sono fuggiti e dalla terra non cresceva più niente.
Coraggiosamente, dopo la morte del padre, Sebastiao e sua moglie hanno investito sul progetto Terra dove hanno rimpiantato la loro amata foresta atlantica. Più di un milione di alberi sono ricresciuti e la foresta è ricresciuta. Questo dimostra che è possibile curare la terra malata. Ci vuole solo tanta pazienza e amore. Dopotutto dobbiamo tutto a questa Terra e se non la salvaguardiamo prima o dopo c'inghiottirà in una via senza ritorno.

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