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Profondo rosso

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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La recensione su Profondo rosso

di hallorann
10 stelle

Nel 1970 lo sceneggiatore (C’ERA UNA VOLTA IL WEST, UN ESERCITO DI CINQUE UOMINI) ed ex giornalista e critico di “Paese sera” Dario Argento esordisce alla regia con L’UCCELLO DALLE PIUME DI CRISTALLO, fin dal titolo qualcosa di nuovo, di innovativo, di inedito nel panorama cinematografico italiano. Un giallo hitchcockiano si è detto, ma decisamente più estremo, più nevrotico svestito dell’aura classica dei film del regista di PSYCHO. In seguito il regista romano gira IL GATTO A NOVE CODE (altro grande successo) e QUATTRO MOSCHE DI VELLUTO GRIGIO (finalmente visibile in dvd). I primi due sono stati dei film seminali, hanno contribuito a far nascere un nuovo genere il giallo/thriller e una schiera di imitatori. Sostenuto moralmente e finanziariamente dal padre Salvatore (gli ha prodotto i primi sette film), Dario manifesta immediatamente un indubbio talento: una grande inventiva narrativa, una tecnica d’avanguardia per l’epoca e inoltre collaboratori di prim’ordine (Storaro, Morricone etc.), interpreti stranieri (per avere un occhio al mercato internazionale) e il pubblico sempre e comunque dalla sua parte. Con PROFONDO ROSSO coniuga mirabilmente giallo psicologico e thriller sadico e sanguinolento raggiungendo il punto più alto della sua carriera. La trama: durante un convegno di parapsicologia una medium avverte tra il pubblico la presenza di uno psicopatico risvegliando il suo istinto omicida. Una serie di delitti macabri e raccapriccianti avrà inizio. Un pianista americano e una giornalista si mettono sulle sue tracce. Argento scrive il film con uno dei migliori sceneggiatori italiani, Bernardino Zapponi in quegli anni collaboratore di Fellini, la sua presenza si fa sentire nella robustezza del copione, nel controbilanciare la celebre visionarietà di Dario. Infatti la storia è ben congegnata, ricca di colpi di scena e la continua e crescente tensione è abilmente spezzata da alcuni siparietti comici tra il pianista Mark e la giornalista Gianna per esempio oppure dal commissario buffonesco di Eros Pagni. Sono da annotare anche il personaggio stravagante di Carlo, beone e omosessuale ma anche sibillino nei suoi sproloqui alcolici, la bambina sadica e dallo sguardo inquietante, pupazzi e musiche infantili che preannunciano sciagure. Un altro elemento imprescindibile delle opere argentiane sono le location scelte con cura quasi sempre a Torino e a Roma (quartieri EUR e Coppedè). Infatti in PROFONDO ROSSO la casa di campagna, la villa, strade e piazze squadrate, interni claustrofobici sono fondamentali. Dal punto di vista registico egli conferma tutto il suo talento, lo stile unico nell’usare la m.d.p.: la soggettiva dell’assassino mostrando in azione solo i guanti di pelle nera (sono indossati dal regista in quasi tutti i film), le inquadrature nella villa, i particolari macroscopici, le carrellate spettacolari e così via. L’efferatezza dei delitti è ancora oggi insostenibile, il gusto vojeuristico nel mostrarne tutti i particolari, la sapiente commistione tra il montaggio e l’effetto sonoro e scenico, le ineguagliabili musiche dei Goblin (inizialmente era previsto solo il jazzista Giorgio Gaslini ma Argento bocciò tutti i suoi brani tranne due) sono di sicuro la migliore composizione fatta per un film di questo genere superiore anche alle musiche di B.Herrmann in PSYCHO. Non si può di certo tralasciare la parte visiva qui illuminata dal petriano Luigi Kuveiller, il quale asseconda con luci contrastate l’atmosfera tetra, lugubre, da incubo che si respira nel film. Infine la scelta degli interpreti è determinante, accanto al protagonista Mark (l’inglese David Hemmings) troviamo Daria Nicolodi (madre di Asia e dopo divenuta attrice-feticcio del regista), gli espressivi e noti attori di teatro Glauco Mauri, Gabriele Lavia ed Eros Pagni e la viscontiana Clara Calamai, un volto mai più dimenticato.

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