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La Casa

Regia di Fede Alvarez vedi scheda film

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La recensione su La Casa

di ROTOTOM
4 stelle

Questo La Casa non sembra il remake dichiarato di Evil Dead del 1982 di Sam Raimi. Sembra piuttosto il remake serio di Quella casa nel bosco (2012) di Drew Goddard e quel geniaccio di Joss Whedon. Il sorriso spunta pensando che si, forse questa è la volta buona per vedere in azione il Tritone. Chi non sa di cosa stia parlando, recuperi uno dei film più bizzarri e divertenti degli ultimi anni. E poi sorrida.

Comunque.

Cinque ragazzotti bellocci, anonimi come riserve di tronisti defilippiani, incastrati a forza nelle loro parti canoniche – il fico, la fica fragile, la fica impegnata, la fica problematica e l’immancabile intellettuale (quello con gli occhiali) – si recano nella catapecchia che solo il cieco mestiere del titolatore può definire CASA. Isolata nel bosco, puzzolente e marcia. La Problematica si droga e quando va in scimmia gli altri non vogliono lasciarla andare via per curarla. Infatti l’Impegnata è un’infermiera. Intanto L’Intellettuale in due pagine di sceneggiatura, trova, curiosa, sfoglia, comprende e recita una nenia demoniaca tratta da un libro maledetto trovato nello scantinato. L’entità risvegliata dalla lagna infernale possiede la ragazza Problematica e inizia la mattanza. C’è la botola. La motosega. C’è il ciondolo. C’è l’ottusa incredulità razionale dei ragazzotti odierni anche di fronte ai prodigi più bizzarri. C’è una soglia del dolore molto alta a giudicare dagli smembramenti che producono smorfiette.

Quello che manca è l’ironia selvaggia e cartoon del film originale che fece della scarsità di mezzi la virtù per trovare soluzioni visive che cambiarono il genere horror per sempre. Mancano le secchiate di sangue – ed erano senza ombra di dubbio secchiate, alla faccia della CGI -.  Manca la faccia da cazzo di Mr. se stesso Bruce Campbell, talmente in parte da restare imbrigliato  per sempre nel corpo di ASH come sotto l’influsso di una maledizione. La stessa che l’ha ricompensato con  fama e onori da cult star.

Lo splatter estremo e i mascheroni variopinti del compagno di corso di Raimi , Greg Nicotero divenuto ora guru dell ‘ FX  horror mondiale, l’estetica che prendeva dal kammerspiel espressionista e omaggiava Romero, panoramiche a schiaffo e grandangoli spregiudicati, lasciano il posto alla  sagra dell’ordinario. Plumbeo, serioso e sterile esercizio di meccanica della macelleria che senza stupore e senza originalità elimina i cinque sacrificabili fagotti di carne.  

Prosegue qui l’auto smembramento della cultura fantastica americana già in atto da almeno un decennio. La mutilazione della memoria storica però, in questo caso è incredibilmente  ad opera dello stesso Raimi, associato a delinquere con Bruce Campbell e dato in pasto ad un esordiente uruguagio, tal Fede Alvarez che ce la mette tutta e qualche spaventello, bigio, lo recupera. Per chi è avvezzo al genere si registra anche un tentativo furtivo di adesione alla figura della classica figura fantasmatica giapponese, entità con i capelli sugli occhi e l’incedere scomposto psyco-rap.  Il grigiore plumbeo premia la scarsità di innovazione stilistica , il sangue scorre su una trama anemica. E il twist finale , apocalittico, è preceduto da una divertente divagazione sul tema del rianimatore più vicina alle bizzarrie burtoniane che all’ exploitation di Stuart Gordon.

 

 Non solo le idee latitano, in questo La casa, ma alla faccia delle possibilità, anche l’impianto visivo non regge il confronto con l’originale. E’ un film che ben si adatta alle esigenze di un pubblico abituato ad un’estetica ed una narrazione adagiata sul format da serial televisivo che avrà fortuna in DVD ma che verrà catalogato tra gli inutili molto presto. 

 

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