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I segreti di Osage County

Regia di John Wells vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su I segreti di Osage County

di laulilla
7 stelle

Lontano dalle metropoli americane, lo scenario di questo film è la profonda provincia delle campagne del Mid-West, dell’individualismo sfrenato e delle grandi solitudini, che abbiamo conosciuto anche attraverso le opere di grandi scrittori come Kerouac o Tennessee Williams, che di quei luoghi ci hanno lasciato descrizioni durissime e indimenticabil

 

Questo film, che all’uscita  ha molto diviso il pubblico e la critica, sembra, pur nella sua peculiare originalità, riecheggiare situazioni e accenti di Cat on a Hot Tin Roof, ovvero la versione cinematografica, alquanto censurata, della pièce teatrale di Tennessee Williams.

L’accostamento non mi pare del tutto azzardato: hanno in comune le origini teatrali (August: Osage County è una pièce di Tracy Letts – premio Pulitzer 2008); il gioco al massacro nel corso di una riunione di famiglia dominata dall’odio e dalla ricerca spasmodica della verità, che non aiuta a risolvere i problemi; la grande calura, metafora di insostenibili tensioni accumulate all’interno di famiglie disfunzionali.

 

Scotta, infatti, ad agosto, almeno quanto il tetto su cui cerca di sopravvivere la gatta, anche la casa dell’Hoklahoma in cui si svolge il dramma diretto da John Wells e del quale subito cogliamo le durissime avvisaglie: Violet (Meryl Streep) è malata di cancro e cerca di rimuovere la coscienza della propria infermità stordendosi con quintali di calmanti e tranquillanti, e anche fumando come una ciminiera e bevendo come una spugna.
Ha sempre esercitato sui componenti della famiglia un controllo tirannico, per sottrarsi al quale due figlie se ne sono andate, mentre Ivy (Julianne Nicholson) è la sola rimasta in famiglia, forse per caso, più probabilmente per pigra abitudine.

 

Ora che è malata, Violet ha oscurato le finestre della vecchia casa in piena campagna, dove continua a vivere col marito Beverly (Sam Shepard), uomo colto e gentile, innamorato della letteratura e di Thomas Stern Eliot, che, non reggendo più le tensioni, ha progettato il suicidio. Per evitare che mancassero in futuro alla moglie le cure e la protezione necessarie, aveva assunto Johnna (Misty Upham) domestica tuttofare di origine cheyenne, donna paziente e decisa, forse la sola figura positiva fra i molti personaggi del film.

 

Un inatteso perdurare dell’assenza di Beverly, allontanatosi improvvisamente, aveva convinto Violet a convocare le altre due figlie, Barbara, la più grande (Julia Roberts), subito accorsa insieme alla propria figlia adolescente Jean (Abigail Breslin) e Karen (Juliette Lewis). Dopo il ritrovamento del corpo dell’uomo, la cerchia dei parenti convenuti si allargherà: le figlie saranno raggiunte dai loro compagni, e arriverà anche Mattie, sorella di Violet, col marito Charles e il figlio Charlie (Benedict Cumberbatch), che ama, segretamente ricambiato, Ivy.

Le tensioni presto si arroventano al calor bianco attorno al tavolo della cena funebre, che fa riemergere vecchie ruggini, antichi veleni, tenaci rancori mai sopiti, in un tremendo rimbalzare di rinfacci e rivelazioni, terribile gioco al massacro, da cui tutti, Violet per la prima, che la cena aveva voluto e organizzato coll’intento di ristabilire una verità abbastanza apertamente ricattatoria che ne riaffermasse il dominio, usciranno distrutti e sconfitti, senza possibilità di scampo.

 

 

 

 

 

Il finale amarissimo e cupamente tragico, ci dice, forse, che non esiste spazio in quel luogo (forse non solo in quello) per gli innocenti che paiono quasi predestinati a subire e a soccombere: così è stato per Beverly, tiranneggiato da Violet; così sarà, forse, per l’incolpevole Charlie, che sembra, fin dalla sua prima apparizione, destinato a pagare responsabilità non sue, così sarà, probabilmente, per Charles, che verrà messo al corrente delle dolorose verità che la moglie Mattie spietatamente ha in animo di rivelargli, per precludere a lui e al figlio qualsiasi ipotesi di futuro.

Questa famiglia matriarcale è anche il ritratto dell’America più profondamente conservatrice e individualistica, che si chiude in sé, quella degli eroi solitari che, cercando esclusivamente la propria individuale affermazione, si condannano all’inevitabile fallimento.

Ottima, talvolta incontenibile, l’interpretazione di Meryl Streep; assolutamente in parte anche Julia Roberts, che pare quasi impegnata in una gara di bravura con lei.

 

 

Visibile su RaiPlay, che lo ha trasmesso nella serata di ieri, su RAI3 per chi non aveva voglia di vedere la partita, e che ora saggiamente lo sta riproponendo per tutti, non si sa per quanto tempo ancora.



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