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Buongiorno papà

Regia di Edoardo Leo vedi scheda film

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M Valdemar

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La recensione su Buongiorno papà

di M Valdemar
4 stelle

Raoul Bova personaggio, rivolto alla figlia appena “acquisita”: «Aiuteme te a fa’ er padre!».
Raoul Bova attore, rivolto allo spettatore in sala: «Aiuteme te a recita’!».
Ahò, ma che pretese. Un cappuccino con cornetto, no?
Orbene, a parte l’inadeguatezza (facilmente pronosticabile) del protagonista, che sfoggia (sospetti) lineamenti eccessivamente ingentiliti e s’affaccenda vanamente alternando pose da catalogo di moda a risibili esplosioni isteriche, è il film nel suo insieme che avrebbe avuto bisogno di aiuti (non quelli economici, s‘intende).
L'opera seconda di Edoardo Leo regista, che riserva per sé il ruolo del migliore amico - quello “coglione” visto che il posto da “figo” era già stato preso - del neogenitore, è una classica commedia brillante sentimentale basata su un altrettanto classico spunto: l’improvvisa scoperta della paternità e conseguenze annesse e connesse (tra i più recenti e fortunati Scialla! di Francesco Bruni).
Insomma un bene rifugio, confortevole, sicuro, gravido di materia grezza pronta da essere plasmata nei vari formati - comici, drammatici, sentimentali - per allestire un prodotto di facile presa.
Presa che, va detto, talvolta riesce, soprattutto sul versante faceto, fintantoché non si esagera tracimando nella farsa, almeno. Ci si riferisce in particolare al medesimo stesso Leo, il cui personaggio è l’emblema dello sfigato ma buono, che da spalla (molto misurata) funziona ma quando eccede rasenta il macchiettismo; la stessa cosa può dirsi per Marco Giallini (il nonno “rock” della figlia di Bova), che però, al contrario dell’altro lavora per accumulo recitando genuinamente e divertendo(si) sopra le righe, risultando sovente spassoso (ed in tal modo reggendo la baracca).
Certo, le gag che li vedono al centro della scena, non sono proprio di grana fina (volgarità qua e là, nulla per cui scaldarsi) né risplendono per inventiva, toccando in qualche caso l’assurdo (la tirata al matrimonio “sbagliato” per esempio), mentre sarebbe stato senz’altro più saggio insistere con l’ironia e finanche con i momenti surreali (tipo l’”evento” per bambini con il mattatore Giallini truccato come uno dei Kiss e Leo clown sfigato stralunato dalla parrucca verde a fargli da spalla).
Non che il copione brilli per ingegnosità o volontà di approfondire, giacché pare che gli autori, data l’idea di partenza, si siano accontentati di svilupparla in maniera approssimativa e sbrigativa evitando di fornire elementi essenziali (sarebbe bastata un po’ di accortezza). Cercando, inoltre, di ovviare alla modestia del copione, inserendo ammiccamenti vari travestiti da arguti risvolti metaforici: le citazioni cinefile (da Kubrick a Ufficiale e gentiluomo); quelle musicali - da Kurt Cobain ai Rolling Stones ai New Trolls; per non parlare di tutta la (per nulla disinteressata) manfrina sul product  placement (ovvero il lavoro di Bova).
Il resto è ben presto (ancor prima della visione) intuibile; i canoni del genere sono ampiamente rispettati: il cambiamento del padre - dapprima superficiale e stronzo come pochi poi attento e sensibile -; il rapporto difficile e complesso con la figliola adolescente; l’insegnante premurosa che aiuta figlia e padre (che è cambiato, l’ho già detto: passa da flirt da night con chicchessia - anche con una compagna di scuola della prole “fortunatamente” maggiorenne e guarda caso non portato a compimento - all’interesse serio e romantico per la professoressa), eccetera.
Non è escluso, chiaramente, il finale, nel quale i toni leggeri (già alleggeriti di tutta la “tragicità” dell’evento scatenante - scene madri, of course), vengono sopraffatti dalla indigesta pesantezza delle risoluzioni positive: oltre a quella principale (per cui si fa il tifo, ci mancherebbe) pure delle tante (troppe) problematiche emerse riguardanti in pratica ogni personaggio in scena (l’amico, i genitori, il nonno, l’amore, il lavoro): decisamente poco sopportabile e in modalità “smielata” (termine non casuale, usato almeno un paio di volte nel film come critica di certe sdolcinature cinetelevisive: accusa rispedita al mittente).
Come quasi sempre avviene, dato un soggetto seppur non originale ma che comunque permetteva ben altri sviluppi, la si è buttata in caciara. Un po’ meglio di molte altre pellicole nostrane, per merito, oltre che del succitato Giallini, anche della protagonista femminile, Rosabell Laurenti Sellers - volto e presenza non convenzionale - che apporta freschezza e bravura recitando con naturalezza.

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