Regia di Danny Boyle vedi scheda film
Danny Boyle partorisce un film di notevole grazia formale: giochi di specchi e rifrazioni onnipresenti sottolineano a dovere un intreccio di illusioni e abbagli introdotti dalla mise en abyme dei quadri di Rembrandt e Goya attorno a cui si sviluppa la trama di questo psico-heist movie. La fotografia di Dod Mantle crea una variopinta messa in scena tinta di colori elettrici, come trasposti dal display Retina di un tablet: il rapporto e la confusione tra digitale e reale si affianca al rapporto tra immaginaro e reale, il tutto gradevolmente sottolineato dalla colonna sonora trance di Rick Smith (Underworld).
Purtroppo la sceneggiatura non si mostra all'altezza del lavoro di regia: la serie di twist imposti all'intreccio risulta eccessiva e, in fin dei conti, stancante, come si volesse venire incontro a un pubblico ormai abituato ai finali a sorpresa moltiplicandone il numero invece che affinarndone la qualità (lezione applicata, al contrario, nell'altro film centrato su un battitore d'asta dello stesso anno, La migliore offerta di Tornatore). Menzione d'onore per il nudo di Rosario Dawson, che riesce a far momentaneamente dimenticare le debolezze della trama.
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