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Clarisse

Regia di Liliana Cavani vedi scheda film

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La recensione su Clarisse

di davidestanzione
8 stelle

Liliana Cavani, si sa, è una regista da sempre encomiabile per la sua naturale predisposizione per il "non allineamento" dello sguardo.
Nella stragrande maggioranza della cose che ha fatto, pur con qualche eccezione, ha sempre scelto storie che buona parte dei registi non si sarebbero sobbarcati, sporcandosi le mani con soggetti potenzialmente pericolosi e non di rado insoliti. Un film su Nietzsche, per esempio, che mica tanti hanno provato a fare nella storia del cinema.
C'è un signore che si chiama Béla Tarr, certo, ma sprofondiamo in terre cinematografiche remote e periferiche, grandiosamente fuori da ogni schema.
 
In questo minidocumentario di 20 minuti (proiezione speciale a Venezia69) sulle suore di clausura dell'ordine di Santa Chiara, le "Clarisse" per l'appunto, la Cavani ritrae un delicatissimo e al contempo profondo dialogo-intervista con alcune di loro, condotto dalla regista con garbo pervicace e ficcante. Perchè le domande che l'autrice di "Francesco d'Assisi" rivolge loro, in un'ideale struttura ad anello rispetto alla sua opera prima, si contraddistinguono anzitutto per l'alto tasso di forte provocazione, diretta e buttata lì senza mezzi termini. "Perché chiamate Gesù persona?", "Avete mai pensato di scappare?", "Trovate che la Chiesa odierna sia misogina?" etc etc.

Si sondano temi dalla radicalità fondamentale come l'importanza rivoluzionaria vera o presunta della preghiera o la (non) rilevanza della figura femminile nella chiesa di tutte le epoche, vista ad ampio spettro e nella sua intrinseca storicità. Una piacevole e filosofica chiacchierata tra donne, in fin dei conti, assolutamente da non perdere.

Con protagoniste delle suore straordinariamente lucide, forse selezionate a dovere: perchè stupisce davvero la loro capacità di associare fede e pensiero razionale secondo il modello di Sant'Agostino, al di là della molto meno interessante solidità della loro fede (apprezzabile da alcuni ma senz'altro più ovvia e meno intellettualmente stimolante).
Suore che ridono e riflettono, che ironizzano sulla loro non avvenenza (lo stereotipo sostenuto da Ernesto Picciafuoco/Sergio Castellitto ne "L'ora di religione"...), splendide figure femminili che restituiscono un'immagine più luminosa e normalizzata della fede dopo lo scandaloso shock della sera prima con la proiezione in Darsena del secondo capitolo della trilogia di Seidl, di cui al Lido si parla già tantissimo, dividendosi anche violentemente e rompendo amicizie storiche.

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