Regia di Matteo Vicino vedi scheda film
Dalla Puglia al Pirellone con grandi speranze & portfolio esauriente: il pullman dal paesello solleva polvere rovente, ma l’ardore giovanile affoga nel Martini deglutito al bancone di qualche fashion week. Andrea Bosca, adorabile pesce fuor d’acqua dove l’acqua è già poca, boccheggia pressato dalla fidanzata terrona emancipata (e carrierista): diventare stilista non è come giocare a Gira la Moda (seppur nel film il confine sia labile). L’amico d’infanzia Vaporidis ha in mente altri giri: la regione natìa ha stanziato finanziamenti mirati, destinati a imprenditori omosessuali. Romantici equivoci di un mondo difficile, improvvisarsi coppia di fatto è l’unico modo per fare. Il complemento oggetto è irreperibile: Matteo Vicino tasta il terreno – scottante e arido – delle opportunità (pari o dispari: la discriminazione è appannaggio della generazione) e si perde negli svolazzi di una sceneggiatura strana. Pacchiana. Sistemati i perfetti innamorati con corso rapido di Vittoria Schisano (coadiuvata da evitabili caricature di chiassosa gaiezza), strizza l’urgenza in abiti scialbi e l’occhio al faceto prêt-à-porter. Incastrati in uno showreel sbrigativo di compromesso/accettazione/crescita, acceso di destabilizzanti (quindi apprezzati) lampi videoclippari, questi giovani sono ancora vecchi (e Massimo Ghini furbo col cuore è la sagoma più spessa). Resta la Puglia, calda e terrigna, come la Michelini sull’Harley Davidson nella sottotrama alla Squadra Antimafia.
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