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Una domenica notte

Regia di Giuseppe Marco Albano vedi scheda film

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La recensione su Una domenica notte

di maghella
8 stelle

Antonio Colucci è un regista “di paese”, un regista sulla quarantina che in vita sua ha fatto un unico film horror uscito in videocassetta solo in Germania.
 
Per vivere gira video ai matrimoni, spot pubblicitari, videoclip musicali di gruppi locali. Nonostante il suo lavoro sia modesto, Antonio ha una propria dignità stilistica, ha delle aspettative e cerca contributi economici per girare il suo secondo film: un horror di zombie, con un solo attore protagonista, un becchino-giustiziere affiancato dal suo fido cane.
 
Il film gira proprio intorno alla ricerca di fondi e contributi per la realizzazione di questo improbabile film. Una storia corale, fatta di tanti personaggi che circondano Antonio, a cominciare dal suo aiutante, la sua fidanzata (che poi si viene a scoprire che è la sorella della ex moglie), un imprenditore locale, la sorella, il cognato, il figlio, gli amici, il sindaco, lo zio, il nipote, la preside della scuola, l'alunno attore, la gatta Zira (alla quale viene dedicato un bellissimo primo piano iniziale, per poi farla scomparire in modo traumatico) ecc ecc. Tanti ritratti caratteristici di un meridione poco folkloristico ma ugualmente colorato e divertente.
 
La Basilicata ci viene mostrata attraverso i caratteri controversi dei tanti personaggi, mostrando un volto poco conosciuto: quello di chi vuole realizzare i propri sogni rimanendo nella propria terra.
Antonio si batte per non arrivare a compromessi (comici in questo caso), che gli permetterebbero di avere i soldi per fare il film: uccidere la moglie dell'amico pazzo e frustrato, convincere la sorella a “tenersi le corna”; Antonio ingoia rospi amari dalla politica locale, che preferisce il figlio del sindaco er girare uno spot propagandistico (“Pip-Pop” il filmaker arrivato da Roma); Antonio accetta lavori pagati poco e male, girare un video sponsorizzato dalla regione con gli alunni della scuola: “un film per il razzismo contro l'integrazione”... come cercherà di spiegare (in uno degli episodi più divertenti) la preside della scuola... In fondo questi aspetti di Antonio sono le tante facce di un disagio sociale non solo meridionale: Antonio vive sulla sua pelle quello che molti vivono in tutte le parti di Italia con la loro professione.
 
Ovviamente la vita privata di Antonio non va benissimo e si ride e sorride molto durante il film per le molte vicende che la storia propone. Forse troppe, questo è l'unica critica negativa che mi viene da fare al film, in alcune parti la trama fatica nello svolgimento proprio per le troppe vicende che si succedono.
A suo pro va invece l'originalità della storia, la voglia da parte di Giuseppe Marco Albano e Antonio Andrisani di fare una commedia dolce-amara, non utilizzando i canoni degli ultimi anni, ma rifacendosi più a sapori “antichi”. Vedendo questo film ho ritrovato il piacere dell'autoironia, del sano “prendersi in giro”, a partire proprio dalla figura del protagonista: fallito ma dignitoso, un ritratto italiano che ci appartiene molto ma che nel tempo è andato perdendosi a favore di caricature più forzate e goliardiche e per i miei gusti poco divertenti.
 
Una bellissima fotografia rende il film molto suggestivo in alcune immagini.
La storia in alcuni momenti si sospende e la macchina da presa di sofferma più volte su alcuni volti caratteristici del paese, che raccontano generosamente le proprie esperienze occasionali nel mondo del cinema. Ho trovato molto simpatico questo collante di racconti, a documentare come il cinema abbia utilizzato la terra lucana (Matera in primo luogo) in passato per grandi produzioni soprattutto straniere, per poi dimenticarsene per molti anni.
 
Una commedia differente dalle solite che il cinema italiano ci ha abituati a vedere in questi ultimi anni, fatta non solo di battute (e ce ne sono parecchie), ma anche e soprattutto di atteggiamenti, di situazioni, di ironia (cosa alla quale il pubblico si è disabituato).
Si ride amaramente in alcuni casi, una risata “riflessiva”, si fa il tifo per Antonio sapendo in partenza che non riuscirà ad arrivare al suo obbiettivo, lo spettatore è un compagno di sventura del protagonista, anch'egli potrebbe essere uno dei tanti personaggi del film che circondano Antonio.
 
Bravi tutti gli attori, adulti e bambini, che hanno saputo interpretare bene i propri personaggi senza uscire troppo dai ranghi, mantenendo quel ruolo da caratterista che tanto può arricchire un film.
 
 

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