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Viaggio sola

Regia di Maria Sole Tognazzi vedi scheda film

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La recensione su Viaggio sola

di Kurtisonic
6 stelle

Margherita Buy

Viaggio sola (2013): Margherita Buy

La tentazione di avvicinarsi ad un film italiano appartenente alla vituperata categoria della "commedia", genere dominante del panorama nostrano e poco in relazione al termine che connotava il nostro cinema negli anni felici (i sessanta), induce, sbagliando o meno, a scovarne con la lente d'ingrandimento le ovvietà, le ripetizioni, le ritualità, le consolatorie caratteristiche di un cinema fine a sè stesso, assolutore e riconciliatore. La stessa perizia puntigliosa adoperata dalla protagonista, Irene, nel suo lavoro di ispettrice della qualità di strutture alberghiere di lusso, che frequenta in incognito per poi relazionare sui requisiti alla società d'indagine per cui lavora e che ne determinerà l'effettivo livello. L'apparato generale di Viaggio sola, ultima fatica di MS Tognazzi, invece si discosta, di poco ma lo fa, dalla melassa nazionale e nonostante le trappole che la regista dissemina lungo il racconto, dimostrando che nel suo Dna c'è anche qualcosa di ironico e di sarcastico che il suo grande padre Ugo aveva di innato, tiene bene fino alla fine. Irene è interpretata da Margherita Buy, per un personaggio che sembra costruito apposta per lei, ma che la storia riesce a contenere, a non fare mai cadere in una facile confezione predefinita che la riconduca alla sua consueta immagine di donna un poco insoddisfatta, malinconica, insicura, ma certamente piena di qualità positive e rassicuranti. Nonostante la vicenda ingeneri un minimo di interesse che invoglia a seguirla, è il suo tema interno che lentamente cresce e prende forma, e il film ne rimane sottilmente contaminato. MS Tognazzi mette in luce aspetti meno evidenti del lavoro che anche se invidiabile, Irene svolge in perfetta solitudine. Il rapporto con il lavoro, il bilanciamento della qualità della vita divisa fra lo sfruttamento del proprio tempo, (Irene è una single dunque offre un sur plus di disponibilità) e come si relaziona con gli altri, con la famiglia della sorella Silvia,con  il suo improbabile ex, Andrea, un Accorsi più che mai..Come detto la regista gioca a ingannarci con una distorta percezione del personaggio, Irene è una zia perfetta ma le nipotine vogliono la mamma che non sa essere, mai sarà l'amante che non è stata per Andrea in procinto di diventare padre, e neanche un'amica improbabile  della nuova compagna di lui, e pure in difficoltà a relazionarsi con Silvia. Tutto ciò senza che ne risulti una mancanza o una colpa sociale, Irene si si manifesta come una persona, unica, irripetibile, come è un suo diritto. Tenendo fuori ogni possibilità di giudizio sul personaggio, la regista mette in rilievo il tema forte della storia, la sostenibilità sociale di una donna che sceglie di vivere da sola, appartata dalla comunità, slegata dalle convenzioni e libera di fare ciò che vuole, disposta a vivere il senso e il peso delle proprie decisioni. Che poi il linguaggio scelto sia quello un pò leggero e non troppo introspettivo, e che la storia del cinema ha offerto interpretazioni sul tema con efficacia ben diversa e originale non si discute, come non ridimensiona il film  qualche battuta a vuoto e qualche passaggio scontato , ma che rispetto alla media del genere si discosta elegantemente. Poi se mettessimo in campo accoppiate come Tognazzi Ugo- Ferreri Marco e Maria Sole Tognazzi- Margherita Buy, per tirare in ballo la crisi esistenziale dell'essere umano e la sua ricerca di senso, non ci sarebbe proprio partita, ma parliamo di un altro cinema, di altri protagonisti, forse di altri spettatori.

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