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Emilie Richards: Il Paradiso alla fine del mondo

Regia di Thomas Hezel vedi scheda film

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La recensione su Emilie Richards: Il Paradiso alla fine del mondo

di Maciknight
4 stelle

Un filmetto innocuo, garbato, di buoni sentimenti, perfettino ma noiosetto, una innocua fiaba per fanciulli e famiglie, uno spot promozionale per nuovi insediamenti residenziali in Nuova Zelanda il cui ambiente è l'unico valore aggiunto della sceneggiatura

Il filmetto neozelandese teutonico è una innocua fiaba per fanciulli e famiglie. Neozelandese in quanto girato in Nuova Zelanda, ed è l’unico valore aggiunto del film che mi ha indotto a visionarlo, teutonico in quanto a sceneggiatura, inesorabilmente lenta e noiosa, come tutti i film tedeschi nei quali mi sono imbattuto finora. Assoluta assenza di inventiva e creatività, ogni sequenza è girata con garbo ed eleganza ma come se fosse un quadretto privo di verve, un documentario di vita famigliare e di una piccola comunità locale, blando ed assolutamente privo di scosse di alcun genere, tranne lo shock di una bottiglia di vino caduta a terra (ma dopo un’ora abbondante), l’unico evento di turbamento nello svolgimento della trama, tranne il finale leggermente più inquietante (almeno secondo i loro standard). I personaggi, abbastanza ben delineati, sembrano più o meno tutti, soprattutto i protagonisti, con grossi problemi di comunicazione emotiva, che seppur con il loro strascico di eventi traumatici e luttuosi che parzialmente li giustificano, essendo adulti e di formazione elevata, si presumerebbero in grado di comunicare i propri sentimenti, ma non quando i dialoghi sono scritti da autori tedeschi. Per tirare fuori qualche frase pertinente ed opportuna occorre pazientare, ci vogliono parecchie sequenze successive prima di rivelare quanto occorrerebbe per chiarire e facilitare le situazioni, coi tedeschi è così, ci arrivano per gradi, devono rispettare la gerarchia anche nei sentimenti, si parte da soldato semplice e poi dopo ore si arriva al sottotenente … J. Ci vuole pazienza per sviscerare quello che agli spettatori è evidente fin da subito, ed ancor di più per arrivare alla fine, naturalmente senza scosse, tutto si svolge come in una cartolina romantica, uno spot promozionale della Nuova Zelanda come terra di assoluta assenza di stress e dove la natura domina incontrastata, dove la popolazione vive spensierata e si permette pure di interrompere il lavoro e partire per viaggi intorno al mondo che dureranno parecchi anni. Almeno questa è la visione teutonica, e forse dovremmo dedurne che la Nuova Zelanda sia la loro meta preferita per il pensionamento. Noi ci dobbiamo accontentare dell’italietta, dove accoglienze e socialità come quelle descritte nel film non avvengono neppure nei villaggi turistici, resort ed ecovillaggi. Un filmetto innocuo, garbato, di buoni sentimenti, perfettino ma noiosetto, del resto un autore tedesco per scrivere qualcosa di vivace se non ricorre a forti dosi di anfetamine è difficile vi riesca, pur impegnandosi a dismisura.

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