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La mafia uccide solo d'estate

Regia di Pierfrancesco Diliberto vedi scheda film

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La recensione su La mafia uccide solo d'estate

di passo8mmridotto
5 stelle

Ennesimo film sulla mafia/non mafia, anche se l'autore documenta con grande precisione tutti gli omicidi e le stragi avvenute a Palermo e dintorni nei vent'anni in cui governo e forze dell'ordine cercarono di fermare "Cosa nostra", nonostante Giulio Andreotti affermasse che la malavita organizzata si trovava il Calabria e in Campania e non in Sicilia.

Per fare un buon film sul genere, non era necessario esordire con uno spermatozoo che si infila in un ovulo nello stesso momento in cui viene perpetrato - a pochi metri di distanza - un omicidio che darà la stura alla più grande guerra tra organizzazioni mafiose, perchè un certo Totò Riina aveva deciso di conquistare Palermo. La nascita del piccolo Arturo (Pif) e la sua lenta crescita (per buona parte il film è incentrato su questo bambino che pronuncia la prima parola, mafia, tra lo sgomento dei genitori. Arturo crescerà con il terrore degli ammazzamenti della mafia, mentre il padre continuerà a rassicurarlo sull'inesistenza di tale organizzazione. Mafia/non mafia, quindi. Per Arturo inizia il periodo più brutto della sua giovane esistenza: si innamora di Flora, una bambina bionda figlia di un direttore di banca presso la quale lavora il padre di Arturo. I vari tentativi di interessare la compagnetta di scuola finiscono goffamente e miseramente, sino a quando Arturo vince un concorso scolastico di giornalismo. Il premio è un mese di collaborazione al quotidiano più importante di Palermo, e Arturo conquista la simpatia di Flora e riesce persino a intervistare il generale Dalla Chiesa.

La storia di Pif a questo punto ha una accelerazione temporale sconcertante, lo ritroviamo giovanotto, non giornalista ma musicista di fondo in una sgangherata tv locale, dove un giorno riappare Flora, che sin da bambina si era trasferita in Svizzera con i genitori. Flora è la segretaria di Salvo Lima, che finisce ammazzato per ordine di Totò Riina. Ma almeno per Artuo e Flora la vita riserva momenti felici, il film finisce con la nascita del loro primo bambino.

Nonostante le suaccennate lacune, il film è degno di attenzione, Pif presta molta cura ad alcuni personaggi, tra i quali il giornalista Francesco (Claudio Gioè), e Fra Giacinto (Ninni Bruschetta).

Pif tenta anche di demolire il mito di Totò Riina, e lo fa in modo originale: quando gli viene montato un condizionatore nel covo, dove l'aria è irrespiabile in quell'estate eccezionalmente torrida per tutta la Sicilia, il capo dei capi non riesce neppure a capire come funziona il telecomando per selezionare caldo/freddo. Eppure, poco tempo dopo, dimostrò di averne imparato l'uso, nella strage del giudice Falcone.

Il montaggio è ricco di documenti originali su ammazzamenti e stragi, e sui relativi funerali "di stato" a cui Arturo partecipa tra la folla, sempre più perplesso sulle convinzioni del padre sull'inesistenza della mafia.

In definitiva, un messaggio di speranza c'è, anche se troppo flebile. 

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