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Blood

Regia di Nick Murphy vedi scheda film

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La recensione su Blood

di miss brown
8 stelle

All'inizio di sente una voce fuori campo: “Il vento là fuori, sulle isole, mi ricorda quando eravamo bambini: papà ci diceva di allacciare bene i cappotti o il vento ci avrebbe sollevati fino dentro al mare. E noi gli credevamo.” e si vedono due bambini che giocano, imbacuccati, sulla ventosa spiaggia della penisola di Wirral, nel nord-est dell'Inghilterra. Di fronte alla costa c'è un'isola sabbiosa, raggiungibile a piedi quando c'è bassa marea. Ed è lì che, in soli 4 giorni, si svolgono gli eventi più atroci della storia.

Due generazioni di sbirri: il padre Lenny Fairburn, ex ispettore capo rispettato da colleghi e sottoposti, temuto dai delinquenti che non esitava a trattare con le maniere forti, visto che “ai suoi tempi si poteva”; oggi è in pensione, risucchiato ogni giorno di più nell'abisso della demenza. Ha preso il suo posto il figlio Joe; sposato da vent'anni, ha una figlia sedicenne. E infine c'è Chrissie, scapolo, non uno scavezzacollo, certo, ma meno responsabile, vittima della “sindrome del fratello minore” nel privato e sul lavoro. Vivono da sempre in una tranquilla cittadina di mare vicina a Liverpool, dove di solito il massimo della criminalità è qualche atto di vandalismo o di ubriachezza molesta il sabato sera dopo la partita. Finché un giorno viene trovato il cadavere orribilmente massacrato di una dodicenne, esposto in bella vista nel cortile della scuola. I Fairburn fermano come possibile colpevole Jason Buliegh, un maniaco con precedenti per reati sessuali, a cui trovano in casa centinaia di foto di ragazzine. Lui li stuzzica, li provoca: purtroppo ci sono molti indizi ma niente prove. In un'incursione notturna i due fratelli lo prelevano e decidono di farlo parlare con ogni mezzo. Il disgraziato gli muore fra le mani, così decidono di sbarazzarsi del cadavere; pur traumatizzati lo fanno senza troppi rimorsi, certi come sono della sua colpevolezza. Il giorno dopo i veri, insospettabili colpevoli vengono individuati e arrestati, e per Joe e Chrissie, obbligati ora ad indagare sui giustizieri dell'innocente, inizia una discesa agli inferi. Solo il solitario, acuto ispettore Robert Seymour ha dei sospetti: costretti a mentire, i due somatizzano violentemente il rimorso per il delitto compiuto.

Un film tutto al maschile, le poche donne (la moglie e la figlia di Joe, la fidanzata di Chrissie, la madre di Jason) hanno parti minuscole. La storia è incentrata sul rapporto fra i due fratelli, sempre più stretto mano a mano che la storia procede. Sono stati per tutta la vita due persone perbene e ora hanno fatto qualcosa di orribile, di imperdonabile, ma non possono dirlo a nessuno. Fino a qualche anno prima avrebbero potuto confidarsi col padre, chiedergli un consiglio, ma oggi è impensabile: la loro roccia, il loro punto di riferimento è ormai ridotto a un bambino di cui prendersi cura, e loro sono completamente soli e ossessionati. Il sangue del titolo è quello che li unisce, il sangue come parentela e quello che, come in MACBETH, né le piogge notturne né le alte maree potranno mai più cancellare dalle loro mani.

Questo thriller inglese è decisamente insolito. La luce livida, il vento gelido e costante, ma anche l'approccio espressionista, l'insistenza sull'intollerabile senso di colpa appartengono di più ad un film nordico. Inizia come un normalissimo procedural ambientato in una piccola città (da Agatha Christie all'Ispettore Barnaby, ne abbiamo visti a centinaia) e in poco tempo la trama poliziesca diventa solo un pretesto: basta guardare il trailer per capire come andrà a finire, è l'impatto psicologico dell'indagine ad essere interessante, più che l'indagine in sé.

Uno dei punti di forza del film è la suggestiva ambientazione sull'isola di Helbrie: scelta vincente dovuta al regista Nick Murphy (la sceneggiatura originale di Bill Gallagher prevedeva invece una foresta), che ha trascorso l'infanzia a un paio chilometri da dove è stato montato il set. Isola che il direttore della fotografia Richard Richmond ci mostra spesso velata da nubi leggere, con affascinanti effetti di luce solare e lunare e infinite gradazioni di grigio.

Impeccabile il cast: il biondo, altissimo Paul Bettany e il bruno, massiccio Stephen Graham sono i fratelli Fairburn, così diversi fisicamente e psicologicamente. Come fra veri fratelli è una gara di bravura, vinta alla pari. Il grande Brian Cox, invecchiato ma non domo, regala al padre Lenny lampi di ferocia e improvvise tenerezze in un'interpretazione da brividi. Mark Strong è il collega che finirà per incastrare i fratelli; siamo abituati a vedergli fare parti da violento o da cattivo: qui lavora di sottrazione e il suo sguardo E' la giustizia.

Un film da vedere se possibile in lingua originale, per godere appieno della capacità degli interpreti.

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