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Solo Dio perdona

Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film

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La recensione su Solo Dio perdona

di Utente rimosso (Cantagallo)
6 stelle

Storia, se così si può dire, di faide tra gangs di malavitosi americani e thailandesi sul suolo di Bangkok. E' l'omaggio di Nicolas Winding Refn al cinema asiatico che ha per tema la vendetta, con il suo corredo di esecuzioni truculente, musi gialli radiocomandati, sciabole fendenti, giovanissime bamboline da scegliere su catalogo. La storia in realtà non è importante, ha solo la funzione di raccordare scene di indubbia capacità tecnica e gusto estetico opulento. Pellicola fulva, sfumature fiammeggianti, ambienti foderati di carta decorata come all'interno delle scatole cinesi. Belle le riprese per le strade della città, la regia ha un incedere elastico e fluido molto attraente.

Il film non promette e non offre molto altro, cosa che si capisce abbastanza in fretta, qualche battuta palesemente ironica sembra quasi strizzare l'occhio allo spettatore in cerca di una sua complicità, o forse indulgenza. Bisogna però riconoscere che Refn, sapendo di non avere molta carne al fuoco, ha almeno avuto senso della misura: pur nell'assenza totale di tensione drammatica i 90 minuti scorrono senza grossa fatica.

Ryan Gosling ormai è specializzato in ruoli da tenebroso taciturno e in recitazione per sottrazione, ma qui è addirittura impostato in modalità "powersave" con occhio pesto catatonico, forse l'hanno sfinito con sedute di trucco troppo lunghe. Da segnalare due intensi primi piani della cerniera dei suoi jeans... Kristin Scott Thomas, nell'inedito ruolo di matriarca criminale con le sembianze di Donatella Versace, è consapevole del gioco e sembra quanto meno divertirsi.

Mi si perdoni il tono leggero, in realtà ho molta stima di Refn: considero Bronson un film assolutamente unico anche dal punto di vista del soggetto, nonchè il suo migliore finora, e Drive uno dei più meritati premi alla regia a Cannes, infatti a dire il vero non sono nemmeno troppo in collera per questo "intermezzo" e riconfermo la mia fiducia.

Volendo fare una considerazione più generale, mi verrebbe da dire che in questi ultimi anni registi promettenti e ormai affermati di talento fortunatamente ne abbiamo conosciuti, non molti ma neanche pochi, il vero problema per tutti loro è trovare un bel soggetto. Sono gli script interessanti la risorsa critica scarsa, e quando un regista fatica a trovarne uno degno allora opta per il cinema di genere, convogliando lì le sue energie inespresse. Certo è un peccato, l'alternativa sarebbe attendere fino a che non si trova materia narrativa all'altezza, ma non so se il sistema lo permette.

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