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A qualcuno piace caldo

Regia di Billy Wilder vedi scheda film

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La recensione su A qualcuno piace caldo

di mm40
7 stelle

Due musicisti jazz, per sfuggire a una banda di gangsters, si confondono su un treno con un'orchestrina tutta al femminile, travestendosi. Arrivati nell'albergo dove dovranno suonare per la stagione vacanziera, uno dei due si innamora della bella cantante, mentre l'altro viene insidiato da un anziano e ricchissimo ospite dell'albergo.

Un classicone del cinema mondiale, premiato anche con un Oscar (costumi), uno dei titoli più noti di Wilder, che pure ce ne ha consegnati tanti e con una media qualitativa strepitosa, una delle memorabili interpretazioni di Marylin. E aggiungiamo pure la straordinaria coppia Lemmon-Curtis: ce n'è abbastanza per avere il terrore nel sostenere il minimo difetto di un simile lavoro. Eppure, se la costruzione della storia è uno di quei tipici marchingegni oliati alla perfezione, all’incirca irresistibili, alla Wilder (che sceneggia con il sempre valido I.A.L. Diamond), qualche perdonabile leggerezza qua e là c'è: per esempio il classico espediente del freno d'emergenza sul treno o la corte serrata dell'anziano riccone a una donna che è palesemente un uomo truccato - sia detto per inciso: Curtis come donna ha qualche credibilità, ma Lemmon è davvero raccapricciante; certo è che Marylin, oltre che brava, era indiscutibilmente intonata e dotata di una voce suadente (qui fra le altre canta I wanna be loved by you). Che poi avesse un fascino del tutto straordinario di fronte alla macchina da presa, bè, quello lo sosteneva lo stesso regista a più riprese, ricordando come le innumerevoli difficoltà create sul set dalla nevrotica diva erano comunque ripagate ampiamente dal risultato finale sulla pellicola. La rocambolesca fuga conclusiva è indubbiamente di provenienza marxiana (i fratelli, si capisce); tocco leggiadro nella battuta di chiusura, a quanto pare neppure prevista nella prima stesura del copione, dovuta a un colpo di genio – ma davvero genio, qui la parola non è assolutamente sprecata – dei due sceneggiatori. Lo stato di grazia di Wilder è confermato dai titoli in arrivo: L'appartamento (1960), Uno, due, tre! (1961), Non per soldi... ma per denaro (1966), solo per dirne alcuni. 7/10.

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