Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
Dov'è la bara? Manca quella tensione palpabile, dettagliatamente coreografata dei cosiddetti "spaghetti western". Il sangue schizza ma è patinato. Django finiva quasi moribondo, insanguinato, sporco e sudato. Il Django di Tarantino è sempre un frescone come una rosa dall'inizio alla fine. E' un film comico parzialmente riuscito. Quello che mi piace è la demolizione dei cliché moralistici. L'antirazzista è tedesco. Il più malvagio di tutti è proprio un nero che, addirittura, condiziona le scelte del suo padrone dimostrando così tutta la sua stupidità, a nome del popolo intero dei bianchi. Stessa stupidità che dimostrano i militanti del ku klux klan. Ma non basta. Non tutti gli sketch, slapstick alla Keaton, funzionano. Tarantino dimostra di non essere a suo agio con le ricostruzioni d'epoca. La scollatura degli episodi si percepisce. Penso di aver capito chi è Tarantino: uno sfigato che fantastica di essere un supereroe. Un ragazzino che sogna di poter eliminare dalla faccia della terra, occhio per occhio, tutti i cattivi. Il mondo è duro e bisogna imparare a coordinare il cervello con le pistole. Io la penso come Rita Levi Montalcini che prima di morire ha lanciato un allarme, ahimé, poco compreso. Non bisogna preferire l'emotività basica; la parte più antica del nostro cervello. Il fatto che si abbigliasse in modo antiquato non significa che lo fossero anche i suoi ragionamenti. Non è detto che in passato ragionassero peggio di noi. per il fatto stesso che i ragionamenti provengono dal passato. La coscienza è senza tempo. Tarantino si interfaccia perfettamente con una società in preda ad un spirito compulsivo di contraddizione, un anticonformismo essenzialmente fasullo, apparente - nevrotico - poiché conforme al modello capitalista dominante. Il western italiano era decadentista oltre ad essere una parodia del modo di fare spettacolo ad Hollywood. Sparatorie e donne.
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