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Notte sulla città

Regia di Jean-Pierre Melville vedi scheda film

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La recensione su Notte sulla città

di Baliverna
8 stelle

La polizia dà la caccia ad una banda di ladri e rapinatori, ma gli esponenti dell'una e degli altri non sono poi così dissimili.

Mi ha convinto questo film di un autore che apprezzo molto.

Come sempre, i dialoghi sono sparuti e limitati al necessario, mentre il regista segue i suoi personaggi con la cinepresa, e ci comunica qualcosa di loro nel modo in cui li inquadra o con le ambientazioni e gli scenari. In particolare, Meliville si rivela molto bravo nel filmare le sequenze dei furti, soprattutto quella del treno. Tuttavia lo fa in modo essenziale e senza cercare alcun climax. Ma queste sequenze risultano interessanti, per nulla noiose, e anzi tese e sospese. Solo un regista che veramente ci sappia fare riesce a realizzare una lunga sequenza muta che ci tiene comunque incollati allo schermo. Ricordo, a questo proposito, l'episodio del furto dei gioielli in “I senza nome”.

Poliziotti e ladri si trovano di fatto quasi sullo stesso piano morale, anche se ciò non vuol dire che tutti i personaggi siano ugualmente positivi. Il valore di una persona sembra risiedere, per Meliville, non in quale parte della legge si colloca, ma nel fatto se è leale verso gli amici, e se ha un codice di comportamento che rispetta al di là delle convenienze, e se prova rispetto per chi sta dall'altra parte della barricata (se se lo merita). Insomma, gli eroi di questo ed altri film del regista francese non sono opportunisti, ma anzi sono disposti a morire per mantener fede alla parola data, ai propri principi, o per aiutare un amico.

Dei numerosi personaggi mi soffermerò solo sui due che mi hanno colpito maggiormente. Uno è il membro della banda con alle spalle una vita normale, con una brava donna per moglie, alla quale nasconde la sua attività criminale, che lo aspetta e sta in ansia quando tarda a rientrare a casa. Anche il personaggio di lei mi ha colpito col suo muto guardare il marito, benché compaia in scena pochissimo. Essi mi ricordano altri personaggi memorabili di Jacques Becker (Grisbì) o di John Huston (Giungla d'asfalto). Infine, il personaggio di Alain Delon, il commissario: sembra apatico e impassibile, ma sotto la sua faccia imperturbabile e apparentemente cinica si nasconde un uomo che non ha perso la sua umanità, ed è anzi capace di un lancinante rimorso nel finale, per un tragico errore commesso.

L'ambientazione invernale con le sue luci livide (confermate da una fotografia incentrata sui colori freddi) ben si addice alla malinconia del racconto e alla tristezza dei personaggi. A questo proposito, mi è piaciuta la sequenza iniziale, ambientata in una località turistica di mare fuori stagione, battuta dal vento e dalla pioggia. Affascinante. 

 

 

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