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Educazione siberiana

Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Educazione siberiana

di Donapinto
4 stelle

Traendo ispirazione dall'omonimo romanzo autobiografico di Nicolai Lilin, Salvatores passa a un cinema dal respiro internazionale e ci racconta la curiosa storia degli Urca, una comunita' di origine siberiana che Stalin fece deportare in Transnistria (Moldavia orientale). Popolo incline al furto e alla rapina, che si opponeva al regime comunista, alle forze dell'ordine e alle istituzioni, con un codice d'onore simile a quello di un Robin Hood, incluso il rispetto per i piu' deboli e gli oppressi. Premetto che vidi il film una sola volta, al cinema e ne rimasi decisamente deluso. Avevo da poco finito di leggere il libro che trovai piuttosto acerbo, ma originale e interessante, d'altronde il suo autore altri non e' che un tatuatore improvvisatosi scrittore. Purtroppo molto tempo dopo venni a sapere che tutto quello scritto da Lilin, era inventato e venduto come vero, mettendo dunque anche in dubbio l'esistenza di questa "romantica" comunita'. Questo condiziono' notevolmente il mio giudizio sia sull'opera letteraria che sulla pellicola, che gia' avevo trovato modesta. Non contento lessi anche CADUTA LIBERA, una sorta di (mediocre) seguito, dove l'autore descrive la sua (presunta) esperienza di guerra in Cecenia nelle file dell'esercito Russo, nel quale era stato arruolato con la forza. In un'articolo letto su IL FATTO QUOTIDIANO, si fa giustamente notare come sia possibile che un cittadino moldavo, seppur di origine russa, venga obbligato ad entrare nell'esercito russo post-comunista. Forse ho un vuoto di memoria e non ricordo se il protagonista avesse nel frattempo preso la cittadinanza russa, ma se cosi' non fosse il discorso fatto dal quotidiano in questione non fa' una piega. Dimentichiamoci per un momento la presunta veridicita' dei fatti narrati da Lilin e parliamo del film, girato in Lituania con protagonisti due giovani attori esordienti lituani, affiancati dal grande John Malkovich e dal bravo e collaudato Peter Stormare. Malkovich e' nonno Kuzja, un "padrino" Urca che inizia il giovanissimo nipote Kolima alle regole e alla filosofia della loro comunita' di criminali dal cuore d'oro con il corpo ricoperto di tatuaggi raffiguranti armi e immagini religiose. Al fianco di Kolima troviamo l'ambiguo Gagarin, il suo amico del cuore. Dopo la tanto sospirata caduta del Comunismo, si attende inutilmente l'arrivo della democrazia e di un capitalismo equo senza schiavi e padroni. Nascera' invece una malavita organizzata sanguinaria e senza valori, che fa del denaro, il narcotraffico e l'omicidio ll suo credo incondizionato. Tutte caratteristiche che vanno contro i nobili principi della comunita' Urca. Non era facile portare in immagini una storia simile, ma purtroppo e stranamente, Salvatores dirige un film lento e tremendamente piatto, degno di una fiction televisiva di medio livello. Non aiuta l'interpretazione, alquanto modesta, nonostante la presenza di Malkovich e Stormare, in piu' Salvatores si prende eccessive liberta' rispetto all'opera di Lilin. Nel libro il giovane protagonista entra in riformatorio, dove assiste a violenze fisiche e sessuali di ogni tipo, mentre nel film viene accolto dai giovani detenuti in maniera amichevole e fraterna, manco fossero in una colonia estiva. Il finale e' realizzato in maniera frettolosa e insensata, sempre facendo il paragone con il romanzo ovviamente, infatti Xenja, una bella e dolce ragazza fragile di mente per cui Kolima prova un grande affetto, viene stuprata e ridotta in uno stato vegetativo. Kolima ha il dovere di fare giustizia. Arriva addirittura ad arruolarsi nelle forze speciali russe in Cecenia pur di trovare il colpevole. Lo trova nel suo ex-amico Gagarin, che da tempo aveva tradito gli ideali Urca per quelli della nuova malavita. Nel romanzo i colpevoli sono dei comuni delinquenti, senza bisogno di trasferirsi nel Caucaso e metterci 5 anni per trovare il colpevole. Complessivamente e' un film che, forse sbagliando, non ho mai sentito il bisogno di rivedere, forse anche a causa di quello che e' stato detto sul romanzo d'origine, falsamente autobiografico. Un consiglio a Salvatores e' quello di continuare ad ispirarsi a Nicolo' Ammaniti e a Grazia Versani. Li e' bravissimo.

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