Regia di Giuseppe Gigliorosso vedi scheda film
Una telefonata allunga la vita, ricordate? Dopo l’esperienza pubblicitaria di Massimo Lopez, succede anche al barbone Nicola che, alle Ore diciotto in punto, dovrebbe porre fine alla propria misera esistenza, ma viene inaspettatamente trattenuto nell’aldiqua dal trillo di un cellulare abbandonato. Con estremo disappunto di Paride, una sorta di angelo in giubba e papalina rossa che da tremila anni accompagna le anime attraverso un Acheronte di immacolati panni stesi ad asciugare, fino a Campi Elisi di colline fiorite, giusto fuori Palermo. Ora invece gli tocca pedinare da vicino il sopravvissuto Nicola, assistendo impotente a ogni prevedibile svolta della sua fiacchissima storia d’amore con la “misteriosa” Stella, osservando basito la rapidità con cui passa da clochard a italiano medio, aspettando invano un suicidio che, malgrado le promesse dell’Ufficio Superiore (e le segrete speranze dello spettatore), non arriva mai. Le probabili buone intenzioni di regista, cast e maestranze (che hanno interamente autofinanziato il film) vanno a braccetto con le ingenuità di una sceneggiatura senz’ombra di ritmo e ripiena di stereotipi, di una messa in scena poverissima che rivela a ogni inquadratura la desolante scarsità di mezzi, di una fotografia che, come il montaggio, a tratti evoca il filmino delle vacanze. Alle impegnative domande su Fato e Destino, forse, avrebbero risposto meglio seguendo il loro stesso consiglio: con una serena passeggiata tra i prati in fiore.
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