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Kinetta

Regia di Giorgos Lanthimos vedi scheda film

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La recensione su Kinetta

di bradipo68
8 stelle

Kinetta o della negazione della parola.
E' uno strano oggetto cinematografico questo secondo film di Lanthimos che precede il notissimo Kynodontas.
Un ibrido intriso di metacinematografia spiazzante e che fa dell'estetica dell'immagine il suo tratto dominante.E allo stesso tempo perde valore la parola che era lo strumento di eversione alla base della complessa architettura concettuale di Kynodontas.
In Kinetta il dialogo è praticamente del tutto abolito, quello che viene detto dai personaggi( dal funzionario statale o forse poliziotto in borghese) è una stentorea e meccanica declamazione della descrizione di come sono stati perpetrati i vari crimini. E il greco è perfetto per come assume la connotazione di lingua robotica, i suoni percepiti da chi non conosce la lingua in questione sembrano fuoriuscire dagli abissi metallici di un automa.
E'interessante secondo me confrontare questo film con il successivo del regista greco: sembrano uno il negativo fotografico dell'altro.
Li accomuna la grande cura nella presentazione dell'immagine, macchina a mano , sfocature che cercano come di rendere più sgrammaticato il modo di girare(ma in realtà fanno percepire lo studio certosino dietro ogni inquadratura), eleganti movimenti di maccchina mai gratuiti.
Quello che li divide è l'uso antitetico che fanno del linguaggio:in Kinetta i personaggi sembrano non avere una modalità propria di linguaggio, quelle che si sentono sono solo parole scritte da altri.
In Kynodontas, i vocaboli assumono un significato nuovo solo all'interno della famiglia protagonista e sono il modo più subdolo, forse, per traviare le menti dei giovani, un tentativo di assoggettarli evitando loro i contatti col mondo esterno.
In fondo siamo sempre espressione dell'ambiente in cui viviamo.
Oggettivamente questo film è avvicinabile solo da spettatori armati di santa pazienza e curiosi di vedere un nuovo modo di fare cinema. Sicuramente saranno una percentuale esigua. Il resto si annoierà a morte in questa curiosa antistoria in cui è difficile azzardare qualsiasi tipo di interpretazione.
All'inizio ( la scena dell'incidente) sembrava quasi di entrare nell'inferno autolesionista del Crash cronenberghiano ma poi il film cambia itinerario per diventare qualcosa d'altro.
Difficile da descrivere, impossibile dare delle coordinate stilistiche che non riportino alla stessa opera di Lanthimos e alla sua personalissima architettura visiva.
Kinetta è sicuramente uno dei film più ostici che abbia mai visto ma forse sta qui la sua forza centripeta nell'attrarmi in un vortice metacinematografico da cui è impossibile uscire.
Realtà( le riprese nell'albergo in inverno,stagione di stasi lavorativa), finzione da rendere il più reale possibile(la messa in scena dei vari fatti di sangue), un'aderenza psicofisica totale a questa singolare forma di perversione( la cameriera che prova la sua parte e che forse inconsapevolmente arriva all'autolesionismo per rendere più "vivo" il suo ruolo) che si situa ad un passo dagli snuff movies sono alternate in un loop mefistofelico.
Lanthimos col suo direttore della fotografia orchestra questa continua ricerca estetica: più che un regista sembra un pittore di nature morte.
 
Altri due elementi utili alla meditazione su questo film: Kinetta è anche il nome di un albergo resort( quello del film?)  e di una cinepresa digitale( quella usata nel film?).

Su Yorgos Lanthimos

più che è un regista sembra un pittore di nature morte

Su Evangelia Randou

cadaverica

Su Aris Servetalis

inquietante

Su Costas Xikominos

tetro

Su Hector Kaloudis

lugubre

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