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Inni

Regia di Vincent Morisset vedi scheda film

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La recensione su Inni

di giorgiobarbarotta
8 stelle

In anteprima mondiale alla Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia, Inni si presenta come un documentario da Biennale. Ok, il B/N scelto da Vincent Morisset (già alle prese con gli Arcade Fire) può in qualche modo richiamare alla mente certo materiale di Rattle And Hum, ok, i Sigur Ros hanno già dalla loro un'idea di musica estremamente suggestiva ed inusuale nel panorama pop (?) mondiale - peraltro abbondantemente utilizzata come commento sonoro a diversi film, anche di successo, perchè funzionale ed evocativa - però la sensazione è quella di trovarsi di fronte ad un lavoro filmico di intensa ed eccellente personalità propria. Inni è una visione, quasi sperimentale. Un'ora e un quarto di grana grossa (preceduta da un corto, sempre a musica Sigur, sulla poetica nascita dell'abito di scena di Jonsi, assente al Lido perchè a Los Angeles a lavorare per conto suo, separatamente dalla band) di tagli d'immagine sempre originali e imprevedibili, di posizionamento MDP in zone del palco (e degli strumenti) assolutamente nuove e inattese, quasi a suggerire un voler riprendere (spiare) l'attività musicale senza in alcun modo invadere lo spazio sacro della creazione live. Incastonamenti inserti e montaggio da gran lavoro di post produzione. Telecamera quasi di sicurezza, l'occhio di Morisset ci proietta nell'universo Sigur Ros con eterea ma potente forza, accompagnandoci nelle armonie orchestrali e nelle violente dinamiche del quartetto islandese guidandoci con sicurezza e discrezione. Il film è tutto del regista, nonostante l'indubbia e ormai assodata bravura del gruppo. Proiezione in Sala Perla sofferta, per volume eccessivo, fasi invertite (Sveinsson nell'intervista post visione sottolinea il disguido ma non viene capito) e un generale senso d'attesa spiazzato da un lavoro per nulla agiografico o celebrativo, distantissimo da quanto in genere si vede nel mondo musicale, potentemente e giustamente cinematografico. Onore al merito, anche di Muller che ha colto l'autoralità della proposta.            

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