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47 Ronin

Regia di Carl Rinsch vedi scheda film

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La recensione su 47 Ronin

di M Valdemar
2 stelle

Più che 47 Ronin, Rocchio 47.
Nel senso che, evacuato alla prima inquadratura ogni (improponibile fino alla blasfemia) raffronto con l'immortale capolavoro di Mizoguchi, il senso della "attesissima" pellicola diretta dallo sconosciuto Carl Rinsch, esordiente (con l'augurio che tale rimanga), è - e non può altro che essere - la parodia.
Con la piccolissima aggravante che, al contrario del (divertentissimo) finto trailer cinematografico di Maccio Capatonda,  è del tutto inconsapevole (come dire, l'hanno buttata in vacca a loro insaputa: NON assolti).
Un ascetico Keanu Reeves s'aggira sul set convinto (mica tanto, a ben vedere ...) di giocare a fare ancora l'Eletto.
Peccato che Kai, il valoroso mezzosangue che interpreta, non vale un neo del suo Neo. Dotato di poteri misteriosi, dalle origini misteriose, misteriosamente innamorato della bellissima Mika (che ricambia, ma non si può fareeeeeeee: è la figlia del suo padrone nonché salvatore, Lord Asano), è proprio un mistero buffo come abbiano fatto gli "autori" a renderlo così misero.
Che ammazzi e stramazzi, che si suicidi pure, alla fine, chi se ne frega. Solo che per arrivarci tocca sorbirsi quasi due ore di indigeribile fuffa.
Un dispiego di mezzi spropositato per allestire una sciocchezzuola di film che scruta l'abisso del ridicolo precipitandoci impudentemente e con una pesantezza che non suscita nemmeno tenerezza (ma schifezza sì).
Scenari di cartapesta digitale (come wallpaper a bassa risoluzione appiccicati ai peggiori monitor sulla piazza) visibilmente fasulli talché finanche l'occhio inebetito dall'oppio li smaschera all'istante, ed effetti "speciali" (specialità minestrina riscaldata) - il tutto ad opera dei soliti smanettoni della CGI (qui più che svogliati e/o incapaci che in altre produzioni simili) - certificano una resa estetica moscia, povera, meramente di riporto, e che non riesce neppure a sfruttare (sempre copiando, s'intende) l'intensità e la magnificenza dei colori tipicamente orientali.
Il peggio arriva, però, con i "contenuti": la scrittura, assai scadente (lo script porta le firme di Chris Morgan - capirai! -, già "fine" penna degli ultimi capitoli fastandfuriousani, ma anche del Hossein Amini di Drive), si traduce in una storia risibile, strabordante di clichè e di già visto oltre l'umana accettazione, con personaggi mai interessanti né convincenti nemmeno per una frazione infinitesimale di secondo.
Non ce la si fa con l'avventura tragica e storica (sfruttabile in maniera didascalica solo per creare "sensazione", come moda imperante di molti scipiti horror odierni "basati su una storia vera"), con le trame da soap opera, con l'esotismo spiccio, con il codificato tronfio incedere hollywoodiano, allora si s(f)ondano incredibilmente gli accessi del fantasy  trovando al massimo i lumi dei cessi. Malfunzionanti.
La chiave geniale, infatti, è l'accumulo: samurai e nobili (con tutto il bagaglio di valori e rituali antichi che se solo non ci fossero stati altre tremilacinquecentodue pellicole a tema sarebbe quasi una bella scoperta), individui loschi e (super)eroi tormentati che devono compiere il proprio destino, amori impossibili e vendette ineluttabili, creature mostruose e streghe cattive che sanno tramutarsi in lupo e in drago.
Insomma, 47 Ronin è una sottospecie di wuxia di serie b (alla faccia del mega budget) ibridato (dilettantescamente) con i peggiori stilemi e gusti occidentali tanto cari agli studios a stelle e strisce: il risultato è un prodotto irricevibile e inguardabile.

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