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Il villaggio di cartone

Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film

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La recensione su Il villaggio di cartone

di sasso67
2 stelle

Cinepresepione, che assevera, con stile da spot televisivo di barilliana memoria, la fine dell'ispirazione, un tempo fervidissima, del Maestro Olmi. Dopo il Cristo new age di centochiodi, un film che prende spunto dall'attualità, per mettere in scena un gruppo di profughi africani che, parafrasando a contrario un vecchio film di Scola, sono belli, puliti e buoni. Quando una profuga dà alla luce un cicciobello negro (il bambolotto della Preziosi si chiamava proprio così, in tempi ante politically correct), il vecchio prete cui hanno sconsacrato (chissà perché) la chiesa, si inginocchia davanti all'ex altare cantando Adeste fideles.
Un prelato traditore (un quasi irriconoscibile Rutger Hauer), un poliziotto con l'uniforme da battaglia di Bertolaso (Alessandro Haber), il sinistro ronzare degli elicotteri paventano la presenza di istituzioni repressive, nei confronti di innocui e indifesi esseri umani, che trovano rifugio in una casa di Dio ormai sconsacrata. Ma questo villaggio di cartone ricorda i vecchietti accampati sulle rive del Po di centochiodi: un tono di voce predicatorio e una gestualità ieratica sono sintomo di uno stile leccato che male si addice alle tematiche affrontate. Inutile girarci intorno: Olmi non ha più il piglio di un tempo, il suo cristianesimo manzoniano e bressoniano che, abbinato ad una certa qual dose di cattiveria nell'osservazione delle piccole miserie dei nostri simili, ne aveva consacrato l'eccellenza, si è irrimediabilmente dissolto, probabilmente insieme alle brume del Mestiere delle armi, ultimo baluardo posto a testimonianza di una passata grandezza d'Autore.

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