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Miss Bala

Regia di Gerardo Naranjo vedi scheda film

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La recensione su Miss Bala

di OGM
8 stelle

Una “bella” della malavita che lo è suo malgrado. Laura Guerrero è una ventitreenne di Tijuana, una città messicana nella regione della Baja California, e si iscrive ad un concorso di bellezza nella speranza di diventare famosa. Purtroppo, una sfortunata coincidenza,  indirettamente legata alla sua partecipazione alla gara, le farà scoprire che stare dentro le storie del mondo può rivelarsi una condizione terribile, dalla quale, per di più, è impossibile fuggire. La sua prigione si chiama La Estrella: il nome dietro cui si nasconde una feroce banda di narcos, il cui dominio si estende su tutta la regione.  Il suo carceriere si chiama Chalino Valdez, noto come Linito. Quell’uomo le offre protezione, denaro, e quello che lui considera amore: in cambio pretende che si faccia complice attiva nelle sue sanguinose imprese criminali. Il cinema latinoamericano è pieno di personaggi femminili finiti in un giro infernale, vittime indifese dell’avidità e del cinismo. Maria Full of Grace, Sin nombre, Trade, sono solo gli esempi più significativi  di film in cui i vari tipi di traffico illegale passano sulla pelle delle donne. Ma se altrove l’accento è posto sulla denuncia del fenomeno da parte dell’osservatore esterno o sulla lotta messa in atto dalle forze dell’ordine per contrastarlo, in questo caso al centro del discorso di trova il rifiuto morale della persona che è costretta a subirlo. Laura non ha i mezzi per sottrarsi a quel ricatto, né all’uso degradante che altri stanno facendo della sua persona. La sua resistenza è tutta racchiusa nella sfera interiore, in cui i suoi desideri di ragazza sono stati immolati a logiche crudeli  che le sono estranee, eppure l’hanno ghermita senza lasciarle scampo. Il soldi per comprarsi un bel vestito con cui sfilare in passerella, e la stessa coroncina di Miss si trasformano da sogni innocenti in incubi volgari, che odorano di morte, e sono la negazione del concetto di felicità. Laura non si ribella mai, però, sotto l’apparenza di una creatura fragile ed inespressiva, è eternamente fremente di disgusto, per le missioni squallide ed assassine di cui è diventata lo strumento. Il male, che normalmente, in questo  genere di action movie si manifesta sotto forma di violenza fisica, su di lei si esercita, invece, come una forma di tirannia assoluta, che non ferisce né affama, però soggioga l’anima e il corpo, mettendoli interamente a servizio dei propri scopi. Laura, in un certo senso, è la classica figura della fanciulla rapita da un orco, che, però, in questo caso, non la tiene segregata in un luogo chiuso e segreto,  bensì la trascina nel cuore stesso della realtà della sua terra, dentro l’infuocata fucina delle guerre territoriali, disputate tra organizzazioni rivali o tra queste e le autorità di polizia, sostenute in buona parte dal governo federale degli Stati Uniti, tramite la Drug Enforcement Administration. La fiaba della ragazza dei sobborghi divenuta reginetta di bellezza deve passare, inevitabilmente, attraverso il filo spinato che delimita le aree di influenza dei vari poteri ufficiali ed occulti. Conquistare la dimensione pubblica equivale ad esporsi al pericolo:  e questa regola, è bene sottolinearlo, vale per tutti, e non soltanto per le poche sventurate prese di mira per la loro avvenenza. Il film di Gerardo Naranjo si impegna a dimostrare come la vita complessiva della società,  in determinate zone del suo Paese, sia, in ogni momento, soggetta alle minacce di quello che, a tutti gli effetti, è uno stato parallelo. Ad essere colpiti dai suoi soprusi, in misura più o meno grave, sono il padre e il fratello di Laura, la sua amica Azucena, la direttrice del concorso di bellezza, la concorrente Jessica Verduzco, l’agente Enrique Cámara, gli uomini della scorta del generale Duarte, e tanti altri individui senza nome. Una scritta, alla fine del film, ci ricorda che, in un periodo di soli sei anni, tra il 2006 ed il 2011, il costo in vite umane di questa incontenibile piaga  ammonta a 36.000.  Miss Bala è un film di denuncia in forma narrativa, in cui la protagonista è solo un caso particolarmente emblematico, ma tutt’altro che isolato, di una situazione che riguarda l’intera popolazione. L’obiettivo inquadra il soggetto principale senza dimenticare i contorni e lo sfondo. Il personaggio è parte integrante del contesto, di cui sintetizza, ingrandendoli, i connotati salienti.  E questo cinema che lo ritrae da dentro, da fuori, con tutto il paesaggio, è un occhio scrutatore posato sull’uomo ed un grandangolo che abbraccia il mondo intero.

 

Questo film, liberamente ispirato ad un fatto di cronaca avvenuto nel 2008, è stato il candidato messicano al premio Ocsar 2012 per il migliore film straniero.  

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