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Intervista su La morte rouge

Regia di Victor Erice vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Intervista su La morte rouge

di zombi
9 stelle

soliloquio.... una spiaggia, onde che s'infrangono come se fossero sempre le stesse  in un eterno loop. a lato un enorme costruzione belle epoque con il mitico cinema kursaal. victor erice è protagonista, memoria, voce narrante e protagonista di questo mediometraggio strepitoso. riallacciandosi al sè piccolo, indietro nel 1944, e al ricordo del primo film visto al cinema e in assoluto, erice si fa testimone del tempo storico. come fece werner herzog con "la soufriere-in attesa di una catastrofe inevitabile" che riuscì in mezz'ora a costruire un disaster movie di una bellezza e di un'ambizione inarrivabile, victor erice in poco più di trenta minuti regala al mondo un racconto storico di ampissimo respiro. è un dono dei grandi, saper essere concisi e victor erice con una manciata di titoli in 33 anni è riuscito, a mio parere, a ritagliarsi un glorioso posto nella storia del cinema. 

il film prende il titolo e il via da un film basato su sherlock holmes intitolato "l'artiglio scarlatto" e la morte rouge è il nome fittizio del paese dove si svolge l'oscura vicenda. quindi!; il cinema kursaal, un leviatano di un epoca moribonda in un'epoca di morte; un bambino alla sua prima esperienza cinematografica, ma già con un bagaglio  di vita piuttosto impegnativo e che segna; un film di paura che si mescola inevitabilmente nella mente di un bimbo con le paure della guerra in atto. 

erice è riuscito a comunicarmi un'idea di cinema grandiosa. sfolgorante, hollywoodiana e felliniana. un'idea in cui l'artificio anche più elementare riesce a trasmettere la grandiosità del pensiero del suo regista. la finzione del cinema in cui la gente si gettava per sfuggire all'orrore della guerra; la sfolgorante sfarzosità del cinema kursaal, opera architettonica immensa destinata all'oblio e a scomparire; e le paure di un bimbo che ancora non sa bene distinguere tra la malvagità di un assassino in un film e la malvagità di un dittatore nella vita reale. le ombre, nel buio della notte, arrotolato nelle coperte del letto che proteggono dai mostri della mente, l'artificio che la mente di un bambino non riesce ancora a controllare, si ripropone come ombre sul muro. 

erice poi si focalizza sul cattivo del film, una banalotta trama di vendetta, e sulla banalità del male. un ometto che nessuno mai avrebbe pensato, che utilizza un attrezzo da giardino(o così sembra) per sgozzare le sue vittime, tutte colpevoli a suo avviso e quindi meritevoli di morire. l'artiglio il colore lo perde nel bianco nero del film ed è quindi forse più facile per un bimbo terrorizzato nel proprio lettino, ricrearli sulle pareti della stanza quando i fari di una macchina magari si fanno strada tra i rami contorti di un albero in inverno. 

è un racconto affascinante e un grande film, dove la realtà, i ricordi, le paure, la malinconia e la finzione si intersecano e si amalgamano come tutto fosse un film. i ricordi di un regista che poi è diventato regista e dove la maggior parte della propria produzione segue queste modalità. è raro trovare un film così intenso e così impregnato di amore per il cinema e anche di ricordi così vividi da essere quelli di tutti anche se nati fortunatamente lontani da una guerra

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