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Héroes

Regia di Pau Freixas vedi scheda film

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La recensione su Héroes

di scapigliato
8 stelle

Paul Freixas dipinge con tocco donneriano una storia di preadolescenza toccante e piacevole, pur senza avventure rocambolesche e fantastiche in stile americano, lasciando però sullo sfondo una cultura ochentera chiara ed evidente. Il referente principale, ovviamente, è The Goonies (Richard Donner, 1985) il cui poster appare in camera del giovane protagonista, ma il cui spirito innerva l’identità del gruppo di amici che in quell’estate vorranno a tutti i costi vincere la consueta gara tra ragazzi per conquistarsi la tanto agognata casa sull’albero. Una capanna storica che ai tempi della Guerra Civile si dice che risparmiò l’intero paese – ambientato per l’occasione a Palamós. Peccato che quella sarà l’ultima gara, perché il paese a breve verrà trasformato nel deposito artificiale d’acqua di una diga, quindi sommerso per sempre. Il sistema dei personaggi ha una solida struttura. I loro legami sono chiari ed efficaci in tutta la narrazione e non ci si perde in fronzoli vari. Il film può suonare come già visto, per trama, svolte narrative e finale, ma ha il pregio di avere un tocco europeo, e nello specifico un tocco spagnolo e catalano che lo personalizzano. Oltre a The Goonies echeggia Stand By Me (Rob Reiner, 1986) con il suo doloroso passaggio dall’infanzia all’adolescenza, di cui la preadolescenza è una fucina tanto di immaginario come di traumi e tensioni identirarie. Il cast è arricchito da due ottimi attori spagnoli come Emma Suárez e Lluís Homar, anche se la vicenda è interamente concentrata sui giovani protagonisti tra cui svetta Àlex Monner, qui al suo esordio, ed oggi uno dei più interessanti e promettenti attori spagnoli di scuola catalana come Marcel Borrás, Oriol Pla, Pol Monen, Carlos Cuevas e David Solans. La pandilla protagonista dà così vita a un excursos sincero tra le zone d’ombra di una famelica adolescenza che si affaccia sul corpo infantile di un quattordicenne con le sue trasformazioni, i suoi sfoghi, i suoi slanci assolutisti su amicizia e amore, senza tralasciare il tema dei temi: paternità e filiazione. L’intensità di quell’età dell’oro non può che trovare la sua miglior rappresentazione nel classico racconto di un’estate, l’ultima estate, quasi un luogo dell’anima, un luogo metafisico che forse c’è davvero stato nelle nostre vite o forse solo sognato, o forse ancora un luogo a cui tutti aneliamo ricordando l’infanzia, l’adolescenza e quella forte e netta opposizione tra morte e vita che segna il primo passo verso l’età adulta.

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